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Noi a Civita sappiamo moltiplicarci come gli atomi
Negli anni ’30 la produzione delle manifatture civitoniche di sanitari e stoviglierie rappresenta il 60% di quella nazionale; in questa fase, tuttavia, solo alcune di esse utilizzano modalità produttive industriali e si servono di impasti e tecniche all’avanguardia. Tra queste ultime spicca la Profili e Marcantoni, fondata nel 1923, che produce sanitari utilizzando un proprio brevetto, il Vitrinas, terraglia forte cotta a 1180° entro fornaci toscane, ottenuta mescolando alla dolomite e al feldspato vetro macinato. La forte concorrenza innescata dalle innovazioni apportate da aziende come la Ideal Standard di Brescia che, nel 1929, inizia a produrre per prima in Italia sanitari in vitreous-china - materiale, inattaccabile agli acidi e impermeabile, messo a punto negli Stati Uniti - spinge la Ceramica Marcantoni e la Sbordoni a perfezionare gli impasti e a introdurre i moderni sistemi di lavorazione meccanica; nel 1932, Alessandro Sbordoni, con l’ausilio di maestranze e macchinari tedeschi, passa dalla porcellana al vitreous e, dal 1947, è in grado, insieme alla Ginori, di produrre sanitari in monocottura con forni a tunnel elettrici. Solo negli anni ’50 una grave crisi del settore ceramico porterà alla trasformazione radicale delle aziende sia nel modello gestionale, nel quale assume un ruolo centrale la figura del socio-operaio, sia nell’organizzazione del lavoro. Si creano impianti specializzati per superare una prassi consolidata che, da sempre, aveva caratterizzato la produzione locale per cui nella stessa fabbrica si producevano prodotti diversi: “ i fornaciai dei piatti facevano anche il servizio da camera: due vasi da notte, gli orinali, il catino, lavamano, e la brocca ” . Il boom economico degli anni '60 segna il momento di massimo sviluppo produttivo: nel 1956 sono attive 49 fabbriche di sanitari e 15 di stoviglierie. Si amplia notevolmente la gamma dei prodotti che, oltre alle stoviglierie destinate all’uso domestico, comprende “torrette”, giare per contenere l’olio e, soprattutto: “ bidet, ‘ovaletta’, un vaso piccolo senza sella, vaso, lavabi, ‘l’infanzia’, un water per le scuole materne, il ‘capistero’, un lavabo di forma rettangolare, i ‘ferrovia water’ con scarico diretto, la ‘tazza puglia’ , una ciotola con attacco lungo che si inviava in Puglia fino agli anni ’70, fatta per scaricare gli orinali dalla finestra”; sono attivi, inoltre, 29 complessi impegnati nella produzione di piastrelle da rivestimenti, accessori da bagno, bomboniere. Sul piano tecnologico si registra l’introduzione generalizzata del vitreous-china per i sanitari e della terraglia forte per le stoviglierie, l'abbandono delle fornaci toscane in favore dei forni a tunnel; la foggiatura, eseguita manualmente, è sostituita dalla nuova tecnica del colaggio. I singoli pezzi non vengono più modellati sugli stampi in modo artigianale, ma colando all’interno degli stampi una “barbottina liquida”; questo sistema consente di aumentare la produzione, in quanto un foggiatore è in grado di produrre 8 pezzi al giorno al posto dei 5-6 eseguiti con la foggiatura a mano. L’impatto prodotto dalla automatizzazione di parte del ciclo produttivo sulle diverse professionalità impegnate all’interno delle fabbriche di sanitari produce cambiamenti rilevanti. Si affermano nuove figure professionali, come il “modellista”, ricercato e conteso dalle fabbriche: si trattava di un mestiere difficile e di grande responsabilità poiché “se non funziona il modellista, non funziona la fabbrica; con uno stampo ci lavorava una generazione intera, poteva durare trent’anni” . I dipendenti più esperti e specializzati, tra cui foggiatori e fornaciai, che hanno recepito le nuove tecnologie grazie alla loro precedente esperienza, vedono trasformarsi radicalmente la loro professionalità, come raccontano Plinio Abballe e Francesco Alessandrini: “Il ruolo del fornaciaio è finito con i forni a tunnel. Con le fornaci toscane era necessaria competenza, esperienza, anni di apprendistato. Il funzionamento dei forni a tunnel si impara in 10 giorni”. Si assiste, infine, all’immissione massiccia di manodopera con bassa specializzazione di ausilio alle figure più esperte costituita da lavoratori provenienti dai comuni limitrofi. Nei settori delle stoviglierie e delle piastrelle questo processo di innovazione è ancor più radicale: foggiatura con macchine a testa rotante roller, essiccamento, decorazione, smaltatura e cottura eseguite con l’ausilio di appositi macchinari, hanno consentito, a partire dagli anni ’60, di effettuare in maniera automatizzata quasi l’intero ciclo di produzione. In questi stessi anni nasce il Distretto industriale della ceramica che vede il coinvolgimento degli altri sei comuni della valle del Treia e nel cui assetto si riflette per intero la specificità del contesto civitonico, caratterizzato dalla presenza delle aziende dei soci-operai e da un “saper fare” ceramica che si configurano come caratteri essenziali dell’identità collettiva. Pannello 13 Testo: Noi a Civita sappiamo moltiplicarci come gli atomi... (circa 3 cartelle) Immagini: Interno del forno a tunnel Reparto foggiatura
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During the 30s the local production of sanitary articles and kitchenware was 60% of the whole Italian production; but in this period only a few of factories used modern mixtures or new techniques. From these modern factories Profili and Marcantoni stand out: it was founded in 1923, it produced sanitary articles using its own patent, the Vitrinas, with hard pottery cooked at 1180 C° in Tuscan kilns, using a mixture of dolomite, feldspar and milled glass. Marcantoni factory and Sbordoni factory introduced modern systems of mechanical processing to improve their mixtures. The economic boom of 60s represented the highest productive development. In 1956 49 factories of sanitary articles and 15 of kitchenware were active in Civita Castellana. New professional figures were born, as the modeler, while others became less important, as the kiln man, after the introduction of tunnel kiln. Especially in the production of tiles and kitchenware, the working process became totally mechanized. In this period the Industrial Ceramic District was created , it included Civita Castellana and other six cities in Trieia’s valley.