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I DATI DEL DISTRETTO
LA STORIA DEL DISTRETTO
La produzione ceramica sul territorio del distretto industriale di Civita Castellana affonda le sue radici nei millenni.
Falisci, Etruschi, poi Romani e via via le popolazioni che abitarono queste terre ne seppero sfruttare le materie prime, le argille in particolare, per realizzare accessori di uso comune, poi suppellettili ed oggetti dalle forme e decori sempre più complessi e sofisticati.
La produzione di sanitari risale agli inizi del XX secolo, quando il civitonico Antonio Coramusi, utilizzando materie prime locali diede il via alla produzione di articoli sanitari, segnando di fatto la nascita della specializzazione del comprensorio di Civita Castellana.
Negli anni successivi molte aziende passarono da una produzione di tipo artigianale ad una industriale, seppure ben lontana dalle imprese industriali vere e proprie. Ma era comunque stato tracciato un segno che trasformò profondamente il territorio. Per migliorare il prodotto si arrivo fino all'importazione di materie prime dall'estero, elemento che però negli anni del fascismo, quando la politica economica dell’autarchia impedì l’approvvigionamento di materie prime da Stati esteri, causò un nuovo scadimento dei manufatti.
Con la fine della guerra l’Italia era un paese pieno di macerie, tutto da ricostruire, da un lato quindi una grande opportuinità di mercato, dall'altro le difficoltà economico finanziarie di un paese distrutto.
Gli anni ’50 segnarono licenziamenti di molti operai, con le principali aziende che non riuscivano a far fronte ad una crisi che era sia finanziaria che produttiva. Ma i civitonici non si diedero per vinti, spinti dal bisogno, molti ceramisti decisero di rilevare dai proprietari le fabbriche: si trattava di non disperdere un capitale umano e di conoscenze tecniche di alto livello, di continuare a tenere viva la vocazione “naturale” di tutto un territorio.
Nascono così i "soci operai", proprietari e lavoratori nella stessa veste. Un unicum nel panorama regionale, con pochissimi altri esempi a livello nazionale. La gestione aziendale non è più quella tradizionale, perché ora i proprietari sono i lavoratori stessi. Questo nuovo assetto aveva il vantaggio di aumentare la capacità produttiva, in quanto i ceramisti erano toccati ancora più direttamente di prima dal successo o dall’insuccesso del loro lavoro. Il cottimo diventa un modello contrattuale molto praticato. I soci operai in alcuni casi non percepirono stipendio per 3 anni! Sacrifici immensi, pur di potersi grantire un futuro, un posto di lavoro, un qualcosa da lasciare ai figli.
Furono molte le fabbriche create e gestite dai soci operai, molte sono ancora in funzione e rappresentano la storia più bella del distretto industriale di Civita Castellana.
Le aziende civitoniche poterono così approfittare del boom economico degli anni ’60, legato ad una espansione edilizia tumultuosa, per cui la richiesta di beni di consumo diventò alta e pressante. Le fabbriche civitoniche erano pronte, e ne approfittarono.
L'incremento esponenziale della domanda venne soddisfatta grazie a fondamentali innovazioni nel ciclo produttivo: il vecchio forno "toscano" (una fornace alimentata a legna) venne soppiantato da quello a tunnel, capace di garantire una cottura più uniforme, e venne introdotto il colaggio. Siamo oramai agli anni '70, con l'introduzuione di innovazioni radicali che richiesero necessariamente altre figure professionali, che andarono a incrementare gli organici, o l’aggiornamento di chi era legato ad una tecnica tradizionale e che proprio per questo era capace più di altri di fare proprie le nuove tecniche. In questi anni si delinearono in maniera più precisa i confini di quello che oggi è il distretto della ceramica di Civita Castellana.
Ma la standardizzazione del processo produttivo, che durò per tutti gli anni '80, portò con se anche la standardizzazione del prodotto, con poca attenzione alla qualità, erano i quantitativi a fare la differenza. La domanda era ancora forte, si pensava a produrre! Molti operai non specializzati, dai paesi vicini prevalentamente agricoli, furono attratti da un settore in continua crescita, che garantiva lavoro ed alti salari. Ma le conseguenze di questa corsa sregolata e poco attenta ai cambiamenti del mercato non tardarono a farsi sentire.
Nel decennio successivo, infatti, la crisi del mercato europeo rappresentò un colpo durissimo per molte aziende, incapaci di essere competitive: resistettero quelle che, continuando a innovare, riuscirono a conquistare fette del mercato medio-orientale.
Alla fine del millennio si era di nuovo ad un bivio, ed anche questa volta la strada intrapresa, grazie alla lungimiranza degli imprenditori locali fu quella giusta. Innovazione tecnologica, design e qualità furono le tre parole chiave su cui gettare le basi di una nuova rinascita industriale.
Oggi il distretto industriale della ceramica sanitaria di Civita Castellana è unico in Italia per specializzazione produttiva e vanta aziende universalmente riconosciute come leader assolute di mercato, vanto per tutto il Paese ed ambasciatrici del made in Italy nel mondo.
ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA E CONSORZI
Augusto Ciarrocchi
Vice Presidente Confindustria Ceramica
Giuseppe Crea
Direttore Federlazio Viterbo
Raffaella Cerica
Direttore Centro Ceramica Civita Castellana S.r.l.