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Produzione artistica

Molteplici sono le forme e i decori dei pezzi prodotti dalle manifatture locali all’interno di una produzione che comprende stoviglierie, vasi, statuette, pannelli a piastrelle esemplificata solo in parte dagli esemplari esposti. I connotati delle singole manifatture, tranne in rari casi, risultano definiti da repertori ornamentali condivisi, desunti dai modelli d’ornato che erano stati già diffusi da altre manifatture italiane ed europee. Il disinvolto spaziare tra tanti differenti modelli trova un elemento di convergenza nella sostanziale uniformità della tecnica esecutiva, dai tratti sintetici e veloci, e in una resa formale priva di autocompiacimenti che non indulge mai al miniaturismo; spiccata è poi la tendenza a disporre le decorazioni su tutta la superficie dell’oggetto. Tale unitarietà si deve in buona parte ad una prassi largamente diffusa in ambito locale che vede modellisti e decoratori prestare la loro opera, anche contemporaneamente, in manifatture diverse. Esemplificativo di tale prassi è il decoro a “tìcchiolo”, rielaborato su quello a “tacchiolo” della manifattura Antonibon di Nove, presente su manufatti marcati Vaselli, Sbordoni e Marcantoni. Un carattere precipuo della produzione locale risiede anche nel proporre contemporaneamente, in serie distinte, oggetti ispirati a modelli stilistici diversi e, soprattutto a partire dagli anni ’20 del Novecento, a sperimentare e innovare il repertorio fino a combinare tali riferimenti con esiti improntati ad una vena di potente eclettismo. Lo stile classico, etrusco e il “Tipo Civita” Un primo riferimento stilistico è da individuarsi nelle riproduzioni ispirate ai modelli classici della produzione ceramica italiana; nel 1887 le fabbriche: Conti, Cassieri e quella fondata dal bolognese Giacomo Rovinetti, producono vasi “imitanti a meraviglia l’antica arte dei ceramisti italiani e moreschi”. A partire dai primi anni del Novecento, secondo quanto scrive Duilio Cambellotti, “il tipo praticato manifesta una imitazione promiscua del passato ceramico italiano; oscilla tra il Raffaellesco, il Faentino, l’Urbinate; spesso un pizzico di art nouveau o di liberty mal intesi e che si praticano come novità ”. Questa tendenza persiste anche nei decenni seguenti, al punto che in alcune manifatture artistiche lo studio e la riproposizione di tali modelli può rappresentare l’unico riferimento; è quanto avviene nella Maioliche d’Arte Antonio Coramusi dove si eseguono con estrema raffinatezza grottesche e decori fito-zoomorfi di ascendenza rinascimentale e barocca, di cui è possibile ammirare qualche esempio in alcuni vasi in maiolica. Più spesso, a tale tendenza stilistica si affianca la ripresa di forme e decori di derivazione etrusca, che costituiscono ancora in tempi recenti un’altra parte fondamentale del repertorio locale, eredità di una tradizione plurisecolare. A questa ci si richiama negli anni ’30 del Novecento quando viene formalizzato, nell’ambito della locale Scuola d’Arte, lo “stile Civita”, ispirato “con nuove fogge e nuovi ornamenti all’arte sublime degli antichi!”, e caratterizzato da forme semplificate e decori ottenuti con l’uso di pochi colori stesi con pennellate larghe e piene, senza sfumature. La forte richiesta di manufatti a imitazione dell’antico, proveniente soprattutto dai mercati esteri, spingerà la gran parte dei produttori sulla strada dell’imitazione, fino a perfezionare l’applicazione di patine e invetriature per l’invecchiatura, come pure le tecniche per ottenere pregevoli effetti di bronzatura. Nuove tendenze ed eclettismi tra gli anni ’20 e ’50 del Novecento Alle prime due tipologie stilistiche si andranno via via affiancando serie di manufatti ispirate agli stimoli che si legano, oltre che alla consuetudine di riferirsi a pattern decorativi desunti da repertori a carattere enciclopedico in auge per tutto l’Ottocento e buona parte del Novecento, all’apporto di personalità esogene: maestri affermati, tra cui alcuni docenti e direttori della locale Scuola d’arte ceramica, o abili decoratori che contribuiranno ad arricchire tale repertorio. Le prime aperture alle novità europee giungono dalla Falisca Ars che, agli inizi degli anni ’20, produce una linea di soprammobili e vasellame di gusto Liberty caratterizzati da un esclusivo rivestimento che fa assumere agli oggetti l’aspetto dell’argento. Fondata da Agostino Colonnelli nel 1909, vede tra i suoi collaboratori Duilio Cambellotti (Roma 1876 – 1960) che, negli anni tra le due guerre, lavora alla ricerca di una via italiana alla modernità sul cui esempio si formeranno molti dei ceramisti attivi a Roma; fra questi è il suo allievo Roberto Rosati il quale, tra il 1913 e il ’14, organizza all’interno di una fabbrica affittata dal gallerista romano Giuseppe Sprovieri a Treia una “sezione futurista” dove vengono eseguite, fra l’altro, copie di dipinti del futurista Gino Severini e dell’espressionista tedesco Franz Marc. Nuovi stimoli vengono anche dall’opera di Basilio Cascella (Pescara 1860 – 1950), che nel 1927 disegna in stile Liberty sette grandi pannelli a piastrelle per la galleria dei banchi di mescita delle Terme del Tettuccio a Montecatini realizzati dalla fabbrica Percossi. Cascella collabora anche con le Fabbriche Riunite e con la Ceramica Marcantoni per la quale realizza, fra l’altro, un grande vaso donato a Pio XI. All’interno della Marcantoni, dove era attivo un settore dedicato alla ceramica artistica in grado di produrre manufatti di pregio e dimensioni notevoli, collaborano nel tempo altre personalità di un certo rilievo come lo scultore bulgaro Assen Peikov, del quale è visibile una Testa di fanciullo. La vasta e lunga produzione mostra diverse tendenze: dal rocaille della cornice-ritratto del fondatore al realismo espressionista del Carriolante di G. Calori. Nel maggio del 1937 si svolge nel portico del Forte Sangallo la prima mostra di ceramica artistica, inaugurata dal Principe Umberto di Savoia , cui ne seguirà una seconda l’anno seguente. Negli anni ’40 spicca la produzione della Ceramica Sbordoni, rappresentata da vasi a terzo fuoco dalle linee moderne, e manufatti in cui non mancano richiami alla produzione di maestri indiscussi del design come Jo Ponti e, in generale, alla manifattura Ginori. Tra le manifatture più inclini alla sperimentazione è la F.A.C.I., la prima a partecipare nel 1928 alla Fiera Campionaria di Milano, nella quale collaborano Cosimo Ettorre, Luigi Visani e Virgilio Carotti, dove tale approccio tende a innovare anche le ceramiche ispirate a modelli rinascimentali e barocchi, ma si esprime soprattutto nella realizzazione di oggetti di gusto moderno con decorazioni all’aerografo, a “stoffa”, una texture che produce un effetto materico sulle superfici utilizzata anche dalla Vaselli e dalla S.A.C.A.S., o con l’applicazione di lustri metallici. Innovativa è anche la produzione degli anni ’50, ben rappresentata attraverso i manufatti della M.A.I.S.C., fondata dal civitonico Osvaldo Cirioni, che esporta nei mercati mondiali serie di oggetti in stile etrusco e ispirati alla modernità; questi ultimi mostrano un potente eclettismo nelle decorazioni, spesso eseguite a lustro, a macchie colorate, a scolature, a motivi geometrici che riecheggiano le più diverse influenze: dal cubismo, al futurismo fino all’astrattismo e, ancora, vasi di forma moderna con decori di ispirazione classica resi con gamme cromatiche

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The forms and decorations of objects produced in local factories are various and often inspired by ornaments used in Italian and European manufactures, but the working technique is uniform and characterized by rapid lines and decorations on the whole surface of objects. From the 20s decorators were inspired by different stylistic models, so they innovated and experimented a repertory characterized by great eclecticism. From the beginning of 20th century, the classical style, inspired by traditional models of Italian ceramic was very frequent. The models could been taken from Art Noveau, Liberty, Baroque or Raphael’s style. The renewal of forms and decoration of Etruscan inspiration was also frequen: this trend was called “Civita type”. It presented simple forms, use of few colours, and large strokes of the brush without shading. The objects decorated in Etruscan style were very requested. In this period famous artist, skilled decorators and often the same teachers of local School of ceramic art contributed to enrich the artistic repertory.