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La ceramica artistica: tecniche di modellazione e decorazione

Le ceramiche prodotte in ambito locale sono terraglie tenere e semidure, ottenute agli inizi con la pregiata “terra bianca” utilizzata anche da Giovanni Volpato (Bassano del Grappa 1732 – Roma 1801) per i biscuit e le terraglie cui dava un aspetto vellutato e un colore delicato, bianco latte o beige, e, successivamente, con altre argille fra cui la pregiata “terra di Vicenza”. I pezzi erano foggiati dal torniante a mano, al tornio a pedale o a frizione, con l’aiuto di pochi strumenti, tra cui stecche sagomate in legno duro levigato in forme diverse. Largamente impiegata era anche la foggiatura a stampo, per la quale è necessario ricavare da un modello di argilla gli stampi in gesso; è particolarmente utile nella realizzazione di vasi con rilievi, cofanetti, figurine, animali, ornamenti architettonici che possono richiedere l’impiego di molti stampi, tasselli, e della madreforma, un involucro pure di gesso, che li contiene tutti e completa lo stampo. La prima cottura dei pezzi si effettua alla temperatura di 1050 – 1080°, al termine il biscotto può essere decorato con l’intera gamma dei colori sotto vernice; quindi si ricopre con cristalline trasparenti o colorate stannifere cotte tra i 780 –800°. L’applicazione di lustri metallici, o colori a piccolo fuoco o decalcomanie su finito, richiede una terza cottura ad una temperatura compresa tra i 750 – 800°. Gran parte del personale addetto alla decorazione dei manufatti era femminile, le decoratici lavoravano stando sedute su una sedia relativamente bassa presso un tavolo munito di una tavoletta sporgente, per appoggiare l’avambraccio, sul quale erano disposti i diversi pennelli e i contenitori per i colori. L’oggetto da decorare era collocato su un “torniello”, da tavolo o a colonna, che consentiva una facile rotazione del pezzo. Tra le tecniche decorative presenti lungo l’intero arco della produzione civitonica, è la decorazione a pennello eseguita a mano libera, o dopo aver riportato sulla superficie da decorare il disegno mediante la tecnica a trasporto. Il decoro viene dapprima ricalcato su un foglio di carta trasparente sul disegno da riprodurre e poi forato con uno spillo lungo i contorni; ottenuto così lo “spolvero”, si riporta il disegno sulla superficie da decorare passando sui forellini un sacchettino di tela contenente carbone polverizzato. A partire dagli anni ’20, si diffonde un metodo per la riproduzione rapida dei decori applicati sotto vernice a stampa o a riporto; questa tecnica, messa a punto in Inghilterra, consisteva nell’incidere il disegno su una lastra di rame che veniva inchiostrata; il disegno era poi riportato su carta e “trasferito” sugli oggetti da decorare. Un altro sistema è quello della decorazione per decalcomania per la quale si utilizzavano motivi stampati su carta a colori ceramici, di produzione inglese, da riportare sull’oggetto smaltato. Con la terza cottura a piccolo fuoco i colori si incorporavano nella vernice stessa dando un effetto di sottosmalto. Tra le tecniche più utilizzate nelle riproduzioni di manufatti di stile medievale o rinascimentale è quella a graffito su ingobbio che si effettua graffiando la superficie dei pezzi con uno stecco di bosso o di metallo appuntiti. Dopo la prima cottura, i pezzi possono essere ulteriormente decorati a pennello con colori sotto vernice. Dopo la seconda cottura, si può ottenere un effetto di invecchiatura spalmando sui pezzi una piccola quantità di bitume sul quale, una volta asciutto, si passa una miscela di latte e terra d’ombra. Nella realizzazione di manufatti che riproducono modelli greci o etruschi, si decorava a graffito la superficie direttamente, senza l’ingobbio. Molto diffuse sono anche le decorazioni in oro, argento e i lustri metallici, impiegate già alla fine dell’Ottocento nella produzioni di vasi ispirati allo stile “ispano- moresco”, e adottate per tutta la prima metà del Novecento da molte manifatture tra cui la Marcantoni, la Falisca Ars, la M.A.I.S.C che ne sperimentano numerose varianti. I lustri d’oro e d’argento, cotti a piccolo fuoco, vengono trattati anche con particolari tecniche per ottenere effetti di invecchiatura, mentre i lustri metallici colorati, che lasciano intravedere la decorazione sottostante, mescolati sulla superficie con pennellate discontinue, si prestano ad ottenere riflessi cangianti e iridescenze. Negli anni ’30 viene introdotta la decorazione all’aerografo, uno strumento che consente di spruzzare a pressione i colori. Questo sistema, utilizzato soprattutto dalla F.A.C.I., tra le fabbriche più importanti in Italia per questo tipo di pittura, permette di ottenere sfumature delicatissime e originali sovrapposizioni di colore e può essere eseguita sia su biscotto bianco o colorato sia sopra smalto. Al posto degli spolveri si utilizzano mascherine o trafori, ossia disegni ritagliati su carta resistente, e colori macinati in maniera finissima e piuttosto densi. Caratteristica degli anni ’40 – ’50 è la tecnica a stoffa ottenuta applicando, su un sottile strato di cristallina a base di quarzo, strati sovrapposti di smalti speciali stesi con pennelli piuttosto grossi e a forte spessore; dopo la cottura, la superficie assume la caratteristica tramatura. Un procedimento a impressione molto diffuso è quello della decorazione a tampone, particolarmente usata su biscotti porosi con colori sotto vernice, effettuata con timbri in metallo attaccati alla montatura con interposto uno strato di gommapiuma. Negli anni ’60 molti dei procedimenti manuali vengono automatizzati con l’introduzione di macchine filettatrici, bordatrici, timbratrici, a tampone, serigrafiche offset, per applicare decalcomanie. Largamente impiegata è, infine, la stampa da clichet in alluminio, di fabbricazione inglese, con tamponi in gelatina montati su macchine Murray.

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Local ceramics are usually soft or semi-hard potteries, originally obtained from precious clay, used by Giovanni Volpato too, and later from other clays like the “Vicenza’s clay”. The objects were created by artisan with their hands or a turning lathe and few instruments. The first cooking of objects happens at a temperature of 1050 C° - 1080 C°, then they can be decorated with colours; further on they are covered with crystalline transparent or coloured paint and cooked at 780 C° - 800 C°. The application of metal gloss requires a third cooking process at 750 C° - 800 C°. Originally women were mainly employed in the decoration of these objects: they worked sitting on a low chair at a table, from which they took colours and brushes, with a jutting table. The object was then put on a rolling base, called torniello. The more common techniques were decoration with brushes or decoration with transfer. From the 20s’ a new technique invented in England was introduced: decoration with appliqué work. Another technique was the so called decoration with decalcomania: the ornament was printed on paper using ceramic colours then transferred on a glazed object; in order to fix these colours third cooking was necessary. A technique used for reproductions of medieval and renaissance style was the graffito: after a second cooking, few bitumen was spread on the surface and then a mixture of milk and clay was added to the object, obtaining an effect of old age. At the end of 19th century decorations with gold, silver and other metals were very common and from 30s decoration with spray-gun was introduced too: this technique was used especially in a factory in Civita Castellana: the F.A.C.I., became famous in Italy thanks this special decoration. Typical of the half of 20th century was cloth decoration. A very common process was also the decoration with ink-pad through metal stamp on a foam rubber coat.