Faleria, posta nella parte meridionale della Tuscia e prossima alla provincia di Roma, è di probabile origine falisca, con il consueto arroccamento sul pianoro tufaceo stretto tra il torrente Mola e i suoi affluenti, che isolano l’altopiano con le forre sottostanti e il vallo artificiale.
Il paese di Faleria si inserisce quindi nel percorso legato alla via Amerina e alle forre dell’agro falisco, con precisi valori da offrire, compresi nell’ambito naturalistico, storico, artistico ed etnografico.
Situata tra la via Flaminia e la Cassia, beneficiava del transito di merci e persone dirette verso il comprensorio del lago di Bracciano. funzione ricordata anche dall’antico nome del paese, Stabia (da stabulum, stazione di sosta> Stabla, Stabia-Stabbia), toponimo usato sino al 1873.
Ricordata infatti come Stabla in un documento del 998, nel XIV secolo è invece menzionata come castrum dei conti dell’Anguillara, che ne conservarono il possesso sino al XVII secolo, prima di cederlo ai Borghese nel 1660.
Il paese offre ancora la necessaria quiete per assaporare il valore della “sosta”, breve ma intensa, legata al piacere di riscoprire nel centro storico e nel territorio i valori nascosti dal tempo, segni dell’antica memoria del “borgo”.
La parte più suggestiva del borgo è il centro storico, stretto nella consueta pianta medievale e collocato sulla parte estrema del crinale, dalla quale si domina la vallata circostante.
Sulla piazza della Collegiata sorge il magnifico Castello degli Anguillara, antica rocca medievale, con torri e merlatura, trasformata poi nel Rinascimento in dimora nobiliare, come testimoniano vari stemmi della casata. L’imponente edificio, con mastio, cortile porticato e loggia laterale, conserva i più significativi elementi architettonici di facciata: la scala d’accesso all’austero portale ad arco e gli elementi decorativi delle grandi aperture, con le ricche mensole poste a corredo delle finestre “inginocchiate”, tipiche dell’epoca rinascimentale.
La chiesa di San Giuliano, patrono di Faleria, è posta di fronte al Castello e denota la consueta solidità romanica, esaltata dall’alta scalinata d’accesso. Modificata nel 1288, presenta sul lato destro una pregevole campanile corredato di modanature bifore e architetti.
All’interno, a tre navate, interessanti affreschi rinascimentali nell’abside con l’immagine di San Giuliano Ospitaliere, protettore del paese, inserita nel paesaggio urbano. In un altare della navata sinistra era conservata una pregevole tavola fino a metà del XV secolo, opera di Simone da Roma, con l’immagine del Salvatore. Nel secondo altare della navata destra un affresco ricorda i Santi Giovanni Battista Giovanni Evangelista, con lo stemma degli Anguillara, collocabile all’inizio del XVI secolo nell’ambito del pittore Lombardo Cesare da Sesto.
Nella stessa piazza, la chiesa di S. Agostino, del XIV secolo, pertinente al Castello degli Anguillara, con il quale era collegata da un ponte sospeso; edificata in laterizi, presentava nell’unico altare un dipinto raffigurante i Santi Agostino e Monica; nella parte sinistra, è visibile un affresco datato 1605, con immagini della Madonna con Bambino e santi, tra i quali il patrono San Giuliano.
Nei pressi dell’antica cerchia urbana, in contrada “Spedaletto”, è visibile l’antico ospedale di San Giuliano, documentato sin dal XVI secolo, destinato ad accogliere la Biblioteca Comunale e un centro culturale. Nella cappella, affreschi raffiguranti la Madonna con il Bambino, San Giuliano e Sant’Antonio Abate.
All’esterno del centro storico, la chiesa della Madonna di Pietrafitta, fatta edificare dagli Anguillara nel 1599 nel luogo ove venne ritrovato il sarcofago oggi posto sotto l’altare maggiore. All’interno, pregevoli affreschi raffiguranti la Madonna con il Bambino e santi martiri; originale, tra le altre immagini, una Madonna Nera.
Fuori del centro urbano, lungo un’antica strada di collegamento con la via Narcense, si incontra la Grotta di San Famiano, un insediamento eremitico riferibile al patrono di Gallese, monaco pellegrino del XII secolo.
Nel territorio di Faleria, lungo la via Flaminia, era ubicata l’antica sede vescovile di Aquaviva, documentata alla fine del V secolo. Antica mansio lungo la via consolare, conserva i resti di un’antica chiesa. Sul bordo di una rupe di tufo vulcanico, posta a nord di Faleria, si scorgono i ruderi di Castel Paterno, sorto a protezione di Civita Castellana, dopo l’abbandono di Falerii Novi da parte degli abitanti tornati sul pianoro originario di Falerii Veteres. Le fonti menzionano il Castello nel 955, alle dipendenze di San Silvestro in Capite, mentre la cronaca di Leone Ostiense ricorda che l’imperatore Ottone III si ritirò nell’oppidum Paterni e vi morì nel 1002.
Il castrum Paterni viene ancora citato nel 1244, in una lista di proprietà del monastero di S. Lorenzo fuori le mura, mentre, alla fine del XV secolo, dopo una breve dipendenza dagli Anguillara, viene ricordato soltanto come casails.