Il Paesaggio
Il sistema delle forre del Treja è l’elemento caratteristico del paesaggio di Castel Sant’Elia. Formatosi in seguito alle eruzioni vulcaniche dell’apparato cimino-vicano il tavolato tufaceo è stato eroso dai numerosi corsi d’acqua affluenti del Treja. L’erosione ha creato un reticolo di ampie e profonde fratture dove si incunea un fitta vegetazione spontanea. Tra queste forre si devono citare quella della valle Suppentonia dove sorge la basilica romanica di Sant’Elia e quella del fosso del Cerreto (Sito di Interesse Comunitario). Di grande suggestione i siti storici altomedievali arroccati su speroni tufacei come Castel d’Ischia e Pizzo Iella. Considerati i suoi aspetti naturalistici Castel Sant’Elia è stato meta di grandi paesaggisti dell’800 come Massimo D’Azeglio, Camille Corot e William Turner.
Agricoltura e prodotti
Le produzioni agricole sono legate prevalentemente al seminativo (cereali e foraggere) con il 79% della Sau importante anche la produzione di nocciole e l’allevamento ovino. Ricade nelle zone di produzione della dop “Nocciola Romana” e della dop olio extravergine di oliva “Tuscia”.
La cucina tradizionale castellese è fondata su ingredienti di derivazione rurale e contadina preparati secondo ricette spesso tramandate di generazione in gene-razione in ambito familiare. Poiché si è sempre trattato di pietanze ricavate dalla terra e destinate a soddisfare le esigenze energetiche dell’uomo impegnato nel lavoro nei campi e spesso consumate nell’ambito di una od al massimo due sedute alimentari quotidiane, le preparazioni tradizionali della cucina castellese sono idealmente associate a piatti particolarmente nutritivi.
La tradizione gastronomica di Castel Sant’Elia si inspira molto a quella romana, una cucina povera i cui ingredienti consistono soprattutto in cereali, legumi, verdure coltivate o selvatiche, frutta di stagione e quel che rimane della bestia vaccina o ovina dopo che sono state vendute ai benestanti le parti pregiate. Si tratta quindi di tutto quanto è commestibile delle interiora: trippa, cuore, fegato, cervello e lingua. Della carne ovina si prende anche la coratella.
L’olio di oliva primeggia tra i prodotti locali, usato per condire e per cuocere le pietanze.
Rinomato il pane di Castel Sant’Elia, cotto a legna.
Cosa e come si mangia a Castel Sant’Elia
Uno dei piatti tipici della tradizione è certamente l’Acquacotta, definita anche come la “quintessenza del niente”. Di origine etrusca, è una ricetta che trae le sue origini dalla dura terra di Maremma grossetana e meglio di ogni altro piatto riassume le caratteristiche di sobrietà, praticità e povertà, poiché veniva fatta con quello che c’era secondo la stagione, ma anche di fantasia e raffinatezza. Nata come zuppa povera dei contadini, è composta di alcuni elementi fondamentali: le verdure selvatiche, prime fra tutte la cicoria di campo, il pane casareccio raffermo e l’immancabile olio extra vergine di oliva, messo a crudo al momento di servire.
Polenta alla tajatora, polenta grezza cotta nel paiolo condita con pecorino e salsiccia; polenta alla spianatora con salcicce e braciole; pasta castellese con gnocchetti e fagioli; i viscioli fatti di acqua e farina; la panzanella pane bagnato in acqua condito con olio di oliva e sale e guarnito con i prodotti dell’orto; i cappellacci pastella con uova, acqua e farina spolverati di pecorino; tajatelle alla castellese, pasta sfoglia con sugo di cipolla, ventresca, peperone, pomodoro e formaggio pecorino; pizza con sfrizzoli nella versione dolce; pizze fritte durante le feste.
Tra i secondi piatti e i contorni possiamo citare baccalà fritto; guazzetto baccalà al pomodoro con uva sultanina; lumache al pomodoro; porchetta; fagioli con le cotiche; trippa al sugo.
Come dolci: bruschettini fatti con farina, latte, uova, nocciole e scorza di limone grattugiata; freddoni fagottini di pasta ripieni di ricotta condita con alchermes; strufoli con farina, zucchero, alchermes, latte; ciambellette al vino; ciambelline della “Domenica delle Palme”, tradizionali ciambelline composte da ingredienti semplici, quali farina, uova e zucchero, che con nastri colorati abbelliscono i rami di ulivo portati dai bambini in occasione della processione della Domenica delle Palme; la “ciambella della sposa” tradizionale ciambella donata dagli sposi a parenti ed amici invitati al loro matrimonio come bomboniera di nozze, elegantemente confezionata con nastri e tulle e ricoperta di svariate qualità di biscotti tipici castellesi come bruschettini, cazzotti fatti con farina, cacao e nocciole, tisichelle fatte con farina, acqua, sale, lievito, vino bianco e semi di anice o di finocchio, ciambellette al vino, amaretti a base di pasta di mandorle, frolline biscotti di pasta frolla ricoperti di confettini colorati.