Castel Sant’Elia: Itinerario nella Storia e nell’Arte

Il sito dell’odierno comune di Castel Sant’Elia era originariamente un vicus dell’agro falisco, con insediamenti nelle località di Pizzo Iella e Castel d’Ischi, recuperati in periodo medievale. Il nome trae origine dal profeta Elia, legato al monachesimo orientale e raffigurato in stemmi e sigilli comunali. La presenza di monaci dalla prima metà del VI secolo nella Valle Suppentonia, a sud del paese, è ricordata dalle grotte di S. Leonardo e dei patroni Sant’Anastasio e San Nonnoso.
I monaci si riunirono poi nel Monastero di Sant’Elia, citato in un papiro del 557, nel quale viene menzionato il santo abate Anastasio, ricordato nei Dialoghi di San Gregorio Magno (590-604). Questi monaci anticiparono la presenza benedettina, insediatasi probabilmente nell’VIII secolo, quando fu eretta la Basilica di Sant’Elia, con annessi spazi conventuali.
Il borgo di Castel Sant’Elia fu prima infeudato agli Orsini e confluì poi, nel 1540, nel Ducato di Castro, concesso dalla Camera Apostolica a Pierluigi Farnese. Nel 1649, tornato il ducato castrense alla Santa Sede, Castel Sant’Elia fu affidata alla gestione di appaltatori generali fino al 1790, quando fu data in enfiteusi prima a Carlo Maria Luciani, poi al conte Domenico Panimolli (1815) e infine al marchese Andrea Lezzani, titolare del palazzo in cui è ubicato il Municipio.
Con l’annessione allo Stato italiano (1870), Castel Sant’Elia si trovò inserita nella Provincia di Roma e poi, nel 1927, in quella di Viterbo.

Castel Sant'Elia - veduta aerea
Castel SantElia – veduta aerea

Il centro storico si raggiunge tramite una porta urbana, con torre e stemmi dei Farnese; al centro, lastra marmorea con la scritta Hinc laeti vivimus omnes.
Dalla piazza antistante, suggestiva vista sulle maestose forre; sul costone tufaceo l’ipogeo eremitico di San Leonardo, oratorio rupestre con resti di affreschi medievali.
Nel borgo, in Piazza Doebbing, la chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate; all’interno, formelle in ceramica policroma con rilievi della Madonna di Castel-luccio e dell’Annunciazione; vicina, la lapide che ricorda la consacrazione della chiesa (1742).
Tele del tardo barocco nell’altare maggiore e in quelli laterali, con cappelle affrescate dall’artista spagnolo Francisco Palma Burgos (1918-1985). Nell’abside, affreschi con storie dei santi Elia, Anastasio e Nonnoso (1746); sul lato destro pregevole teca lignea del ‘700 con le reliquie dei Santi Anastasio e Nonnoso.
Di notevole interesse è il Trittico del Salvatore, del XV secolo; da segnalare anche il tabernacolo dell’Oleum lnfirmorum e il fonte battesimale, insieme a sculture rinascimentali.

Poco dopo, belvedere sulla Valle Suppentonia, con la sede del Museo della Spi-ritualità, interessante raccolta di paramenti liturgici. Di fronte alla porta urbana, palazzi databili dal XV al XVIII secolo, tra i quali l’attuale Palazzo Comunale, sul Corso Umberto I, eretto nel XVIII secolo dai marchesi Lezzani. Poco a nord, la chiesa di Sant’Antonio da Padova, piccolo edificio a navata unica, edificato nel 1828. In via Sant’Elia, chiesa di S. Antonio Abate, con statua del santo, portata in processione la sera del 16 gennaio, vigilia della festa.
Nel territorio comunale e nel centro storico sono dislocate edicole sacre e cap¬pelle votive, con immagini in ceramica policroma, dedicate alla Madonna col Bambino (le Madonnelle) e ai santi più noti (S. Antonio da Padova e S. Antonio Abate).
La zona più interessante del territorio, a sud, è la Valle Suppentonia, frequentata sin dall’alto medioevo da monaci insediati nelle cavità naturali o antropiche poste sulle pareti dello sperone tufaceo.
Sul fianco occidentale della Valle Suppentonia, il Santuario di Maria SS.ma “ad Rupes”, con un’antica immagine della Vergine, ripresa poi in una tela del XVI secolo raffigurante la Madonna in trono col Bambino, venerata con particolare devozione nel paese e nell’intera diocesi.

Dal 1796 la Grotta Santa si raggiunge con una lunga scala, scavata nel tufo dall’eremita pugliese Andrea Rodio (1743-1819); all’ingresso, il Conventino, con statue dei santi Benedetto e Francesco; sulla lunetta del portale è ricordata l’impresa del Rodio, dipinta su maiolica da Alberto De Rhoden.
Il luogo di culto fu affidato dal 1892 dai Frati Minori della Provincia Irlandese, sostituiti nel 1898 dai Minori di S. Croce in Sassonia.
Edificato il nuovo convento, nel 1908, durante il vescovato di Bernardo Doebbing (1900-1916), si edificò la Basilica di San Giuseppe, su progetto dell’ingegnere Romano Carlo Waldis: all’interno, Via Crucis, Trittico dell’altare maggiore e ambone, scolpiti in legno dalla Scuola d’Arte di Ferdinando Stuflesser di Ortisei. Dal 1982 la custodia del Santuario è affidata alla Congregazione di San Michele Arcangelo (Padri Micaeliti), originaria della Polonia e fondata dal Beato P Bronislao Markiewicz (1842-1912).

Santuario di Maria SS.ma ad Rupes
Santuario di Maria SS.ma “ad Rupes”

Prossima alla Grotta Santa, la chiesa medievale di S. Michele Arcangelo  e nel costone sottostante la Grotta di San Nonnoso e l’insediamento eremitico di S. Anastasio. Dal Santuario si raggiunge la sottostante Basilica tramite la “strada dei Santi”, un suggestivo percorso lungo il costone meridionale. La basilica di Sant’Elia, annessa all’antico convento, fu edificata nell’alto medioevo, con modifiche nei secoli XI-X11 e restauri nel XIX e XX.
L’interno conserva elementi architettonici di spoglio, insieme al pergamo, il ciborio e il pavimento cosmatesco; la cripta bipartita è il probabile cenobio dei primi monaci e sede delle tombe di Sant’Anastasio e di San Nonnoso.
Di particolare interesse gli affreschi nell’abside e nel transetto, dipinti tra l’XI e XII secolo dai fratelli Stefano e Giovanni, con l’aiuto del nipote Nicola: i temi riguardano la Teofania e alcuni episodi dell’Apocalisse di San Giovanni, con raffigurazioni della vita di S. Anastasio e dei monaci.
Fuori del centro urbano, a est, la Madonna dell’Immagine, con pregevole maiolica policroma del XVII secolo raffigurante l’Annunciazione. All’interno, affreschi del XVI secolo e tele con l’Assunzione di Maria del ‘600 e la Madonna col Bambino, di fra Giocondo da Imola, del 1861.