La città di Civita Castellana sorge su un altopiano tufaceo compreso tra le valli del Rio Maggiore, del Rio Filetto e del fiume Treia. Dai primi insediamenti falisci (necropoli di Vignale, Montarano, Celle, Penna e Valsiarosa), il centro urbano di Falerii si sviluppò sul pianoro, mentre importanti santuari sorgevano nell’area urbana (Vignale, Scasato) e nelle zone limitrofe (Sassi Caduti, Celle, Fosso dei Cappuccini). Dalle necropoli e dai santuari emerge la ceramica falisca, prodotta da officine locali nel IV e III secolo a.C. e correlata alla tradizione greca e apula. La città, “centro egemone” dell’agro falisco, fu conquistata dai romani nel 241 a.C. e il pianoro fu in parte abbandonato, mentre la popolazione si concentrò a Falerii Novi, città edificata a poche miglia. L’area dell’antica Falerii (Veteres) recuperò il proprio ruolo durante la guerra greco-gotica (535-553) e la città (Civitas), fu sede vescovile dal IX secolo. Governata dai conti Sassoni, di fede ottoniana, per tutto l’XI secolo, con periodi di ascendenza imperiale, la città tornò nell’ambito della Santa Sede, ospitando vari pontefici: si sviluppò allora l’edilizia ecclesiastica, come testimonia la costruzione della nuova Cattedrale.
Durante il governatorato di Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI (1492¬1503), si edificò il Forte Sangallo i cui lavori si conclusero durante il pontificato di Giulio II (1503-1513).
Nel 1870, Civita Castellana entrò a far parte del Regno d’Italia e pochi decenni dopo si concretizzò la prima industrializzazione con lo sviluppo del settore ceramico, che garantì il progresso economico della città e dell’intero distretto.
Il percorso inizia dal Forte Sangallo, la cui edificazione iniziò alla fine del ‘400, su una precedente Rocca, per volontà di papa Alessandro VI e su progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio e Perino da Caravaggio; i lavori si conclusero durante il pontificato di Giulio 11 (1503-1513), con l’intervento di Antonio da Sangallo il Giovane.
La struttura conserva i caratteri tipici delle fortificazioni, ma presenta anche la conformazione del palazzo rinascimentale, con appartamenti papali e suggestivo cortile d’onore all’antica: al centro, un pozzo ottagonale e sul lato sinistro la scala per salire al primo piano, dove è ospitato il Museo Archeologico dell’Agro Falisco. Nelle volte del porticato che cinge il cortile, interessanti affreschi riferibili ai Borgia.
Nei pressi, la cattedrale romanica di S. Maria Maggiore, costruita sui resti di un’antica chiesa (sec. VIII-IX), della quale restano elementi marmorei altomedioevali nel duomo (pluteo, sarcofago), nella cripta (capitelli), nel portico e nell’annesso Oratorio di S. Maria (plutei, scena cinegetica). In facciata, il portico, capolavoro dei Cosmati (Lorenzo e il figlio Giacomo), famiglia di marmorari romani che operò anche a S. Maria di Falleri. L’interno, modificato nella metà del XVIII secolo, è a navata unica, con cappelle laterali e transetto. La mensa dell’altare maggiore è costituita da un importante sarcofago paleocristiano, mentre elementi marmorei di recupero sono inseriti nell’arredo della chiesa. Dal presbiterio rialzato si accede alla cripta, con planimetria originaria (fine XII secolo), legata al culto dei santi Gratiliano e Felicissima, le cui spoglie furono qui trasferite dalle catacombe di Faleril Novi. La cripta ospita l’altare-reliquiario dei santi Marciano e Giovanni, patroni della città, opera eseguita da Pietro da Siena nel 1482. Sul lato sinistro della cattedrale si staglia la torre campanaria in laterizi, con inclusioni marmoree, bifore a pilastro e marcapiani; all’esterno del presbiterio, tre absidi con archetti e rilievi.
In una piazza prossima alla cattedrale è posta la chiesa romanica di S. Gregorio, a tre navate con transetto e tre absidi: all’interno, resti di affreschi del XV secolo. Spazio centrale per la vita cittadina è l’antica Piazza di Prato (oggi Piazza Matteotti), con il Palazzo Comunale, edificato agli inizi del ‘500 e ristrutturato nella metà del XIX secolo. Al centro, fontana del XVI secolo (1585) con “i draghi” araldici della famiglia Boncompagni; ai lati, palazzetti medievali e rinascimentali, con significativi elementi architettonici.
Nel lato orientale, la chiesa di S. Francesco, antica sede conventuale, eretta nel XIII secolo e ristrutturata più volte, con all’interno due pregevoli tavole del XV secolo, raffiguranti San Bernardino, del pittore senese Sano di Pietro, e l’Adorazione del Bambino, di Antoniazzo Romano. A fianco, il chiostro conventuale, affrescato con storie francescane e contiguo ai locali della Curia Diocesana.
Su via Vincenzo Ferretti si incontra la chiesa di San Giovanni Decollato, già di San Benedetto, con un pregevole tabernacolo marmoreo. Poco dopo, a destra, merita una visita la chiesa romanica di S. Giorgio, annessa al Liceo Artistico, sede del Museo della Ceramica “Casimiro Marcantoni”; nel vicino giardino pubblico, Monumento ai Caduti, di Silvio Canevari (1925). Proseguendo verso la via Flaminia, si incontra la chiesa conventuale di Santa Maria dell’Arco, con interessanti elementi di spoglio e rilievo dell’epoca carolingia come paliotto dell’altare maggiore.
Di fronte, la chiesa sussidiaria di Santa Chiara e poco dopo, sullo stesso lato, la chiesa romanica di S. Antonio Abate, con portale decorato da “figure parlanti” e affreschi rinascimentali di Rinaldo Jacovetti da Calvi (1525). In fondo al pianoro tufaceo, annessa all’Ospedale Civico, la Chiesa conventuale di S. Maria delle Grazie, documentata sin dal XIII secolo e rinnovata nel `500, con portale della stessa epoca. Il panorama, a nord, è caratterizzato dall’imponente Ponte Clementino (1709, progetto di Filippo Barigioni). Fuori del centro abitato, l’antica Porta Borgiana con elementi romani tratti dal mausoleo di Glizio Gallo, eretta in onore di Rodrigo Borgia, Governatore della città (1482-1492) e futuro papa Alessandro VI. Nella stessa zona, resti delle chiese rupestri di Sant’Ippolito, San Cesareo e San Selmo.
Nella frazione Borghetto, lungo la via Flaminia, suggestiva vista dei resti dell’antico castrum; sul fiume Tevere, l’imponente Ponte Felice (1589).