Il paese di Corchiano, su un pianoro tufaceo nei pressi ella via Amerina, presenta nel territorio importanti necropoli falische (Caprigliano, Vallone, S. Antonio, Madonna del Soccorso, S.Egidio), con segni di primitiva antropizzazione (Pianaglioni, Grotta del Vannaro, Ponte del Ponte); caratteristiche, a tal fine, le “cavernette falische” lungo il Rio Fratta. Una ramificata rete viaria, con le consuete tagliate, facilitava i contatti tra i centri abitati.
Del periodo romano restano testimonianze sepolcrali, ma fu la via Amerina a costituire l’asse del comprensorio, sulla quale si calarono poi fortificazioni medievali (Castellaccio, Ponte di Cenciano).
Nel medioevo Corchiano fu affidato da Gregorio VII (1073-1085) a Ranieri di Farolfo, al quale seguirono le famiglie di Vico e Orsini (XIII-XV secolo), che edificarono la Rocca. Nel secolo successivo Corchiano appartenne al Ducato di Castro, sino al 1649: la Rocca divenne dimora nobiliare e lo stemma dei Farnese si diffuse nel centro, come testimonia la caratteristica fontana a cannelle. Tornato alla Camera Apostolica, Corchiano subì nel 1798 l’occupazione dei francesi e nel 1827 fu ceduto da papa Leone XII (1824-1829) alla famiglia Santacroce; nel 1870 entrò a far parte del Regno d’Italia e fu compreso nella Provincia di Roma sino al 1927, anno in cui fu creata la Provincia di Viterbo.
L’itinerario si muove da piazza IV novembre con la fontana farnesiana a cannelle, alla quale si affiancano i resti dell’antica Rocca, ricordata dal torrione di Fosso basso, mentre l’antico abitato medievale è intuibile dalla planimetria dell’insediamento e dai suggestivi scorci offerti da vicoli e piazzette. Alcuni pregevoli portali, ingressi di palazzi nobiliari del XVI secolo, recano ancora lo stemma Farnese, pertinente al Ducato di Castro, costituito nel 1537 da Papa Paolo III (Alessandro Farnese, 1534-1549).
Nel nucleo storico, la chiesa di S. Maria del Rosario, con pregevoli portali; all’interno, affreschi della fine del XV secolo e tra gli arredi liturgici meritano attenzione un ciborio marmoreo e il fonte battesimale.
Nella parte sud, un elegante palazzetto ricorda l’antica sede comunale, dove sono conservati importanti reperti archeologici e affreschi del XVI secolo, insieme ad alcuni dipinti contemporanei selezionati in occasione del Concorso Internazionale d’Arte.
Appena fuori dell’antico abitato, la chiesa di S. Biagio, edificata nel XIV secolo e restaurata nel secolo successivo per volere di papa Paolo II (1464-1471); nelle navate laterali importanti affreschi della seconda metà del XV secolo, eseguiti da Pancrazio Jacovetti da Calvi e maestranze (Annunciazione, Natività, Madonna col Bambino, San Giorgio e il drago, santi). Alcune immagini di San Biagio, di poco precedenti. assegnate spesso ad Antonio da Viterbo e collaboratori, sono state di recente attribuite al “Maestro di Gallese”. La Deposizione dalla croce, della seconda metà del XVI secolo, è riferita all’ambito dei Torresani.
Inserite ormai nella zona di espansione, permangono altre strutture ecclesiastiche di carattere rurale, tra le quali, a nord, la chiesa di S. Antonio, edificata nel 1428, con affreschi del XV secolo e una tela del 1584 raffigurante la Crocifissione, attribuita ai fratelli Torresani.
Fuori dell’antico abitato, la chiesa di S. Egidio, con affreschi della seconda metà del XVI secolo, riferibili ai Torresani (abside: Crocifissione con i dolenti e le tre Marie, Sant’Egidio e San Valentino; parete sinistra: I santi Macario Egiziano e Antonio Abate); della stessa epoca l’affresco raffigurante San Marco, attribuito a Paris Nogari. Nell’abside, tela del XVI secolo raffigurante San Biagio.
Ancora a ovest, merita una visita la pregevole chiesa di S. Maria del Soccorso, del tardo Rinascimento: fu fatta edificare da papa Sisto IV (1471-1484) per i pellegrini in transito lungo la via Amerina, dopo un sogno premonitore, le cui vicende sono narrate in quattro ovali posti nella seconda nicchia di sinistra intorno all’immagine della Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica, dipinta nel 1581 da Alessandro Torresani. Dei fratelli Torresani Bartolomeo e Lorenzo, padre e zio di Alessandro, sono il ciclo di affreschi presenti nella Cappella del Paradiso, sul cui zoccolo esterno compaiono rilievi riferibili ai santi protettori di Corchiano (San Biagio e San Valentino), uniti ai rami di quercia simbolo della famiglia Della Rovere. All’interno della cappella era collocata la venerata immagine su tegola della Madonna del Soccorso, poi trasferita al centro dell’altare maggiore e oggi in un’edicola laterale.
Il territorio di Corchiano è poi inserito tra i “monumenti naturali” importanti, con le suggestive forre e l’oasi WWF “Pian Sant’Angelo”, ricchi di interessanti percorsi sui quali si affacciano memorie archeologiche (ripari, tagliate, tombe, ponti) e architettoniche , come la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sulla strada che conduce a Gallese, con un interessante affresco del tardo ‘400 raffigurante la Madonna col Bambino, contornato dalle immagini di San Biagio, San Valentino e Storie della Vergine, del XVI secolo.