Decorazioni ed influenze

Decorazione e verniciatura

I primi motivi applicati sugli oggetti di ceramica furono delle semplici fasce orizzontali ottenute premendo, sulla creta ancora fresca, stoffe a trama grossa o funicelle. Questo tipo di decorazione si riscontra nel Sud Ovest dell’Europa, nella penisola Iberica, in Italia (Sicilia, Sardegna, e nel Settentrione) in Francia, in Gran Bretagna, lungo il corso della Vistola, e quello del Danubio Ungherese ed ha sicura origine dal vicino Oriente. Successivamente i tipi di ceramica si moltiplicano e si perfezionano, e si hanno esempi antichissimi di superbe ceramiche tornite e dipinte.

Nella preistoria, in Egitto, già si fabbricavano ceramiche molto raffinate, assai prima dell’avvento dei Faraoni. Esse contenevano, nella composizione chimica, una forte percentuale di silice, al contrario delle ceramiche greche contenenti una elevata percentuale di calcare, e delle antiche ceramiche cinesi le quali contenevano una forte percentuale di feldspati.

Vaso, necropoli Monterano Falerii Veteres (Civita Castellana) Museo Archeologico dell'Agro Falisco - Forte Sangallo - Civita Castellana
Vaso, necropoli Monterano Falerii Veteres (Civita Castellana) Museo Archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo – Civita Castellana

La scoperta di una vernice per rivestire gli oggetti, e renderli impermeabili, è dovuta agli Egiziani. Con sostanze alcaline, mescolate ad ossidi metallici, essi trovarono il modo di comporre vernici per ricoprire i loro vasi e le loro coppe di ceramica, dando a questi oggetti maggior consistenza e bellezza. Si presume che tale scoperta risalga al IV millennio a. C. Anche i Cinesi conobbero l’invetriatura delle ceramiche fin dalla dinastia Han (dal 206 a. C.). Le materie coloranti, nei primi tentativi di decorazione delle ceramiche, furono escogitate con colori ricavati da ocre di tinta gialla, rossa, bruna, e venivano applicate sopra gli oggetti secchi, ma non ancora cotti.

Per la lucidatura si usava strofinare la superficie del vaso con scorza resinosa. Una materia colorante di qualità imprecisata veniva applicata nelle prime fasi della civiltà Minoica e, per mezzo di un procedimento chimico dovuto al calore, diveniva indelebile e splendente.

Questa tecnica, inventata dalla civiltà Cretese, venne applicata in quasi tutte le ceramiche prodotte nell’Egeo. Tale procedimento fu perfezionato dai Greci, e si riscontrano i più bei risultati dal secolo VI al IV a. C. Risultato di tale verniciatura sono le superfici di nero lucidissimo ed il chiarore rosato che conferisce alla terra magnifici effetti. Di tale procedimento, con il quale si eseguivano ceramiche figurate più che decorate, non si è fino ad ora scoperto il segreto, malgrado le minuziose ricerche espletate. Tanto era importante presso i Greci la lavorazione delle ceramiche, che gli oggetti più importanti portavano la firma del tornitore e quella del decoratore.

Gli Etruschi ed alcune popolazioni dell’Italia meridionale appresero dai Greci tale sistema di lavorazione, ma i loro prodotti differiscono molto dai prodotti greci tanto per la forma e     la decorazione quanto per lo splendore degli smalti. A mano a mano le ceramiche di questi popoli degradarono e nel secolo II a. C. già non ebbero più il valore primitivo. Importanti sono anche le ceramiche Arabo-Normanne, fabbricate in Sicilia, la cui influenza si sente anche nelle ceramiche di Arezzo. Un tipo di ceramica con decorazione e rilievo veniva fabbricato tanto dai Greci e dagli Etruschi, quanto e soprattutto dai Romani.

Vaso, necropoli Monterano Falerii Veteres (Civita Castellana) Museo Archeologico dell'Agro Falisco - Forte Sangallo - Civita Castellana
Vaso, necropoli Monterano Falerii Veteres (Civita Castellana) Museo Archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo – Civita Castellana

Sul vaso già modellato alla ruota, venivano applicate delle decorazioni a rilievo, ottenute con punzoni di terracotta, distribuendole sulla superficie con un certo ordine simmetrico. I fregi decorativi a motivo continuo venivano invece impressi mediante matrici a rullo. Fin dal periodo Neolitico, si conobbero le ceramiche nere, ottenute mescolando carbone all’argilla. Il «buccaro» vero, ottenuto mediante la fumigazione della massa durante la cottura, è stato escogitato dagli Etruschi, mentre le ceramiche nere soltanto sulla superficie della massa sono Gallo-Romane, quantunque anche nell’America del Sud e precisamente nel Perù, si fabbricassero ceramiche di tale tipo.

Anche nei paesi dell’Oriente si trovò un sistema per rendere impermeabili gli oggetti, mediante una vernice a base di piombo e silice (vetrina) che si applicava o sull’oggetto foggiato e già essiccato, oppure sull’ingobbio, sul quale erano già stati eseguiti disegni a graffito.

Nel Medio Evo, tale metodo venne praticato dai ceramisti italiani i quali produssero, specie nel secolo XV, ceramiche bellissime. La smaltatura con smalto stannifero venne usata dagli Egizi, dagli Assiri e dai Babilonesi. In Babilonia la decorazione a motivi architettonici in ceramica smaltata con smalto stannifero, ebbe gran sviluppo, Come attestano i maestosi avanzi di Ninive, Nimrud, Knowsahad e Susa, ove sono venuti in luce rivestimenti murali a mattoni cotti smaltati a vivaci colori. Pareti ben conservate a mattoni con decorazioni a rilievi ricoperti di smalti colorati, avanzi del palazzo di Nabucodonosor (660-550 a. C.) si trovano a Berlino.

Influenze estere sulla produzione ceramica

Influenza della ceramica mussulmana

Nel secolo XI cominciò a prendere grande sviluppo la ceramica Mussulmana decorata con molta vivacità di colori, con vernici silicee ed anche con smalti stanniferi. Queste ceramiche, per le quali vennero usati anche magnifici lustri metallici, suscitarono tale fascino, che gli artigiani mediterranei ne imitarono tanto la tecnica quanto le forme e le decorazioni. Mentre i Mussulmani producevano così splendide ceramiche da essere usate persino come parti ornamentali in edifici sacri e pubblici, in tutta l’Europa si producevano ancora ceramiche grossolane, ricoperte di rozze vernici piombifere e povere di colore: le decorazioni erano basate nel verde, giallo e bruno (rame, antimonio, manganese).

Influenza della ceramica ispano-moresca

Dalla Spagna Araba partì il movimento rigeneratore dell’arte ceramica Europea. Nei secoli XV e XVI le belle ceramiche ispano-moresche, decorate a riflessi d’oro ed a lustri cangianti, e fabbricate soprattutto a Malaga, a Granada ed a Valenza, invasero l’Europa influenzando la produzione in Italia ed in Francia.
Si afferma che l’uso della maiolica sia pervenuto a noi da quelle città, e che anzi, la parola «maiolica» abbia origine dall’isola di Maiorca; ma ciò non ha conferma, soprattutto perchè nello stesso periodo l’Italia produceva delle bellissime ceramiche con l’uso dello smalto stannifero (maiolica) e si possono ancora ammirare oggi nei musei e nelle raccolte private dei veri capolavori di questo periodo.

Introduzione della porcellana in Europa

Nel secolo XVI vennero importate in Italia le porcellane Cinesi, il cui candore ed ornati suscitarono la emulazione dei chimici e dei decoratori Italiani, i quali si prodigarono in ricerche e tentativi. Verso il 1575-1590 ebbe inizio la lavorazione della porcellana Medicea a Firenze, dopo che ne erano stati fatti notevoli saggi a Venezia ed a Ferrara.
In Francia, un secolo dopo, venne iniziata la lavorazione di un tipo di porcellana tenera. Nel 1710, per merito di un tedesco, il Bottger, e per essere stato trovato in Sassonia del buon caolino, vi si incominciò la produzione della porcellana dura del tipo Cinese.

In Italia la porcellana dura venne fabbricata verso il 1735 a Doccia per il mecenatismo dei marchesi Ginori e nel 1736 anche a Napoli ebbe inizio la stessa lavorazione a Capodimonte per iniziativa di Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie.
In Inghilterra nel secolo XVIII veniva fabbricato un tipo di porcellana particolare per il quale venivano impiegate le ossa di bue macinate mescolate alle altre materie adatte e cioè caolino, quarzo e feldspato. Tale tipo venne denominato “bone porcelain”. In Italia (a Vinovo) nello stesso periodo si produceva un tipo “magnesiaco”.

Con la produzione delle porcellane le maioliche subirono un grave contraccolpo, però i ceramisti del tempo ricorsero ai ripari cercando di imitare le porcellane ed usando per le decorazioni colori a piccolo fuoco e con rifiniture in oro. Un nuovo tipo di ceramica prodotto dagli Inglesi verso la metà del 700 venne molto diffuso allorquando la porcellana era già fabbricata su vasta scala. Questo tipo di ceramica venne denominata “terraglia”. La sua caratteristica consiste nell’essere bianca e di pasta porosa. E’ molto adatta all’uso domestico e facile ad essere prodotta industrialmente, con processi meccanici e, pertanto, a buon prezzo. Le fabbriche inglesi producono già da secoli e con molta maestria la terraglia soprattutto per merito di Wedgewood e continuano fino ai nostri giorni, migliorando sempre più i loro prodotti.

Storia e lavorazione della ceramica – Ciancamerla -Editrice San Marco, 1958.