Etruschi e Falisci

La ricerca archeologica, particolarmente attiva a partire dal XIX secolo, ha gettato una grande luce sulla storia dell’Italia primitiva. È stato dimostrato, a conferma delle prove già esistenti, che in Italia fioriva, già prima della capanna di paglia di Romolo, una nazione di avanzata e raffinata civiltà, alla quale Roma fu, ben presto, debitrice delle prime lezioni in arte, letteratura, scienze, istituzioni politiche, sociali e religiose, di usi e costumi, di strategia e tattica militare, di quasi tutto quello che fece poi di Roma una grande Nazione.

Si può affermare che le innate qualità di Roma, la sua sete di conquista, l’indomabile coraggio che furono doti proprie dei suoi abitanti, furono plasmate, alle origini, da questo popolo misterioso.

Etruschi

La storia degli Etruschi, in mancanza assoluta di testi, può solo e con fatica essere ricostruita attraverso le frammentarie notizie tramandateci da autori Greci e Latini. Malgrado ciò la vita privata degli Etruschi sino a pochi decenni fa, è ora illustrata dalle recenti scoperte che via via danno forma e sostanza all’aspetto vivo della loro vita quotidiana, in maniera distinta e reale come già avvenne per la vita degli Egizi, dei Greci, degli Ebrei.

Conosciamo ormai, sufficientemente, la particolare natura della sua civiltà, le sue classi sociali, i suoi usi ed i suoi costumi, i suoi estesi commerci, i contatti con i popoli lontani e vicini, la sua misteriosa religione con i suoi rituali, le gioie ed i tormenti della vita ultra terrena, gli aspetti e le varie attività dei cittadini nel­la loro vita quotidiana.

Oggi, per merito di nuovi studi sistematici e compara­tivi, possiamo entrare trionfalmente nella più intima vita dei suoi abitanti. Pos­siamo vederli vivi ed in movimento avanti ai nostri occhi e non più considerarli cittadini di una nazione estinta da oltre duemila anni.

Possiamo seguirli dalla culla alla tomba, li vediamo vestiti nei loro costumi nazionali, diversi secondo l’età, il sesso, la casta, il grado. Conosciamo le loro spose ingioiellate, conoscia­mo i capricci della loro moda, i suntuosi gioielli, tutte le eccentricità delle loro capigliature. Diventiamo familiari perfino con la loro particolare fisionomia, i loro nomi e cognomi, i rapporti di parentela, conosciamo la pianta e la forma della loro casa, lo stile dei mobili.

Possiamo osservarli nelle loro attività, il prin­cipe nella camera del consiglio, l’augure che scruta il cielo, il sacerdote presso l’ara pronto al sacrificio, oppure in solenne processione, il guerriero sul campo di battaglia, il suo ritorno in trionfo, il giudice assiso in cattedra, l’artigiano intento al suo lavoro, l’agricoltore che spinge l’aratro, lo schiavo piegato alla sua fatica giornaliera.

Li vediamo nell’intimo della famiglia seduti alla tavo­la del banchetto festivo, oppure mollemente sdraiati mentre ascoltano la musica ed osservano il movimento ritmico dei piedi dei danzatori. Li incontriamo allo stadio mentre gareggiano nei loro sports favoriti, li seguiamo alla caccia al cin­ghiale, alle corse dei cavalli, agli incontri di lotta, li incontriamo nelle palestre.

Li osserviamo infine sul letto funebre, vediamo l’estremo rito celebrato dai parenti in lutto, la processione, il loro corpo deposto nella tomba di famiglia, le feste ed i banchetti celebrati in loro onore. Nemmeno allora li perdiamo di vista. Seguiamo la loro anima in viaggio verso il mondo sconosciuto, li riconosciamo affidati alla mercé degli spiriti buoni o malvagi mentre vengono guidati al giu­dizio finale, li riconosciamo infine nella gioia eterna dei buoni, o sofferenti nel­la punizione dei dannati.

Sarcofago degli Sposi – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – Roma

Falisci

Popolazione primitiva che abitava a piccoli gruppi nelle caverne, ebbe un impulso alla sua civiltà quando, per la venuta di nuova gente, per I’ aumentato numero delle tribù e del bestiame addomesticato, le grotte vennero a rendersi incapaci a contenere tutti, e la popolazione si vide allora indotta ad uscire all’ aperto e scegliere delle dimore in luoghi elevati, maggiormente atti ad essere difesi dagli assalti degli uomini e delle fiere.

Nella regione Falisca il primo nucleo urbano si localizzò nell’ altura di Vignale da dove si estese verso Ovest, formando la città di FALERII.  La città di Falerii era situata sopra una estesa platea tufacea, costituita dalle alture di Vignale e Civita Castellana che si protendono maestosamente verso nord-est nell’ampia vallata del Tevere. Essa è isolata dal resto della regione ad ovest dal fossato artificiale, a sud dal rio Vicano, ad est dal Treia ed a nord dal Rio Maggiore che con le loro acque hanno scavato burroni ripidi e profondi per oltre sessanta metri, rendendo in tal modo la città stessa inaccessibile per natura.

Allorquando però il territorio fu invaso dalla grande immigrazione degli Etruschi, la vecchia città dal colle di Vignale, divenuta incapace di poter accogliere l’accresciuta popolazione, si ampliò verso 1′ altipiano dell’odierna Civita Castellana fino all’ odierno Castello del Sangallo, ove fu scavato un “vallum” artificiale ed innalzata una muraglia di difesa, di cui restano. ancora tracce in alcuni avanzi formati da grandi blocchi parallelepipedi posti alternativamente per lunghezza e per testa a file orizzontali; costruzione comunemente detta “ad amplecton”. Subito al di là di tali opere di fortificazione vi è la necropoli della “Penna” e di “Valsiarosa” con tombe a fossa ed a camera che mostrano un nuovo rito funebre sepolclare (inumazione ), cioè una civiltà più progredita, quale é rilevata da graziosi vasi d’ importazione orientale e dagli oggetti e monili d’oro.

L’altipiano di Civita Castellana, di forma anch’esso trapezoidale, della superficie di circa 5 kmq. capace di contenere oltre 25 mila abitanti, non presenta che poche tracce della vita antica: il tempio dello Scasato dedicato ad Apollo, il primitivo sepolcreto, qualche vestigio di mura, di strada esterna e di cunicoli: sono i soli resti, che l’opera deleteria del tempo e degli uomini ci ha risparmiati, di quella città che fu una delle ‘più illustri e più belle dell’antichità: « Falerii, quae Civitas Italiae opulenta quondam fuit» ( Eutropio II, 28).

Falerii, la moderna Civita Castellana, era la capitale dei Falisci, importantissimo centro archeologico, sia per la produzione locale di ceramica, che nel IV sec. a. C. assunse caratteri propri e notevole livello artistico (ceramica falisca), sia come massimo centro di rinvenimento delle terracotte decorative e delle sculture fittili che ornavano i templi etrusco-italici. Queste ul­time formano oggi un intero settore del Museo di Villa Giulia a Roma, mentre il materiale ceramico, da quello arcaico di impasto a quello tardo figurato, è diviso tra Villa Giulia e il Museo Nazionale dell’Agro Falisco nella Fortezza del Sangallo.

I Falisci resistettero alla conquista romana per oltre un secolo e mezzo dopo la caduta della vicina Veio, e soltanto nel 241 a. C., Falerii fu espugnata e distrutta. Da allora fu designata come Falerii Veteres in contrap­posto alla nuova città romana in cui furono trasferiti gli abitanti, Falerii Novi (S. Maria di Faleri).

Di Falerii Veteres si può ancora apprezzare la fortis­sima posizione strategica, sull’alto dei dirupi formati dagli affluenti del Treia; mentre ben poco rimane sul posto dei tre templi, ricchissimi di sculture e di decora­zioni in terracotta, che furono scoperti allo Scasato, a Vignale e ai Sassi Caduti.

Di Falerii Novi invece è ancora conservata la cinta delle mura, che hanno un perimetro di circa 2 Km. sono costruite in blocchi squadrati di tufo e rinforzate da cinquanta torri rettangolari. Vi si aprono cinque porte, due delle quali intatte, la Porta di Giove a ovest e la Porta del Bove a sud. Entro il recinto vi sono i resti del teatro e la pittoresca chiesa di S. Maria, del XII secolo, oggi in rovina; fuori delle mura sono visibili i resti dell’anfiteatro e di un mausoleo. Falerii Novi è un raro esempio di città romana del III sec. a. C., conser­vata quasi intatta, e merita di essere completamente esplorata e meglio sistemata, pur essendo oggi, nel suo pittoresco abbandono, un complesso altamente sug­gestivo.

Busto di Apollo - Terracotta - Falerii Veteres Tempio dello Scasato 310-300 a.C
Busto di Apollo – Terracotta – Falerii Veteres Tempio dello Scasato 310-300 a.C – Wikipedia

Etruria Meridionale – Dal Maso e Vighi – Bonechi Edizioni 1975.
La Civiltà Falisca – di Antonio Dottorini – Estratto dell’Annuario del Regio Istituto Tecnico di Ascoli Piceno – 1927/1929 – Società Tipo Litografica Ascoli Piceno.