Il paesaggio
L’aspetto caratteristico del paesaggio di Faleria sono le forre del bacino idrografico del Treja che si irradiano da sud a nord solcando il pianoro tufaceo originato dal vulcanesimo cimino e confluendo direttamente nel Tevere ad est di Civita Castellana.
Territorio ricco di vegetazione naturale sia nelle forre che sui pianori (bosco della Bandita) dove è importante la presenza della coltivazione di specie legnose come il nocciolo, l’olivo e la vite. Arricchiscono il paesaggio i siti altomedievali di Castel Paterno e Castel Fogliano realizzati a picco su alti speroni rocciosi.
Agricoltura e prodotti
La vocazione prevalentemente agricola del territorio è indirizzata verso le coltivazioni legnose, soprattutto il noccioleto con il 57.32 % della superficie agricola utilizzata con la qualità “tonda gentile” e l’oliveto con il 19.75% della Sau. Ricade nelle zone di produzione della dop “Nocciola Romana” e della dop olio extraver-gine di oliva “Tuscia”.
I prodotti principali sono dati dalla nocciola, olio e vino.
Eventi
Sagra del tartufo estivo, giugno.
Cosa e come si mangia a Faleria
La tradizione gastronomica di Faleria, nonostante i grandi cambiamenti degli ultimi decenni, mantiene alcune peculiarità legate al territorio e alla stagionalità. L’inizio dell’anno a Faleria porta la festa di San Giuliano d’inverno e subito dopo di Sant’Antonio. A tavola abbiamo maccheroni fatti in casa e carne di maiale. L’arrivo del carnevale è salutato con frittelloni fatti con farina, uova, sale, olio d’oliva e pecorino, scrocchiafusi (palline di uova, zucchero, farina e burro, fritte nell’olio bollente) e ravioli con ricotta.
Le ricorrenze
Per Pasqua, alla colazione fatta con lonza, coratella, carciofi, frittata con asparagi e pammarito (tipico dolce con farina, zucchero, uova, strutto, lievito di birra e sale), segue il pranzo dove cannelloni e abbacchio sono immancabili.
Per San Giuliano, terza domenica di maggio, la festa più sentita del paese, timballi, arrosti e fritti sono i protagonisti della tavola.
Nei mesi estivi, i prodotti dell’orto la fanno da padroni: pomodori, peperoni, melanzane, insalate, la panzanella, arricchita di sempre nuovi ingredienti, e la pizza con i fiori di zucca, autentica specialità.
In autunno, durante le raccolte di nocciole, uva e olive, dai pranzi frugali consumati in campagna si passa a cene più sostanziose con pasta, minestre di fagioli e ceci. Fanno la loro comparsa anche i funghi: dai pregiati porcini ai comuni prataroli (con la pasta o come contorno) e dai galletti (con la polenta) alle mazze di tamburo (fritte o fatte al forno).
A fine anno, oltre alla polenta sulla spianatora, va citato il cenone con tutti i piatti della vigilia: spaghetti al tonno, baccalà, foglie di borraggine fritta, broccoli im¬pastati. Oltre a questi piatti, sono degni di nota come primi: i tagliolini (fettuccine tagliate finissime), il brodo con lesso e le zuppe: secondi: arrosti di pollame, maiale e castrato.
Un capitolo a parte meritano i dolci, oltre ai già citati abbiamo tisichelle, spumoni, tozzetti, moretti, cazzotti , crostate con marmellate e ricotte e la ciambella con l’anice, vera specialità locale.