La nascita di una prima raccolta di reperti provenienti dal territorio nepesino risale agli anni ’80 del secolo scorso, quando l’amministrazione comunale istituì un “deposito per i beni culturali” per conservare i materiali archeologici che minacciavano di essere dispersi o trafugati. Nel 1992 la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale, in collaborazione con il Comune di Nepi, realizzò la mostra ‘le necropoli di Nepi’. Al termine dell’esposizione, parte dei materiali ritornarono nei magazzini statali, mentre altri contribuirono a costituire il primo allestimento del Museo Civico, aperto al pubblico dal giugno del 1995 nella Sala Nobile del Palazzo Comunale. All’inizio del 1998 l’esposizione museale fu trasferita nei locali seminterrati dell’edificio e nella primavera del 2014 il Museo Civico ha trovato la definitiva collocazione nel palazzo adiacente al Palazzo Comunale.
L’esposizione è articolata in un percorso che si sviluppa secondo parametri cronologici e topografici e che intende sintetizzare l’evoluzione storica di Nepi e del suo territorio dalla Preistoria sino al Rinascimento.
L’allestimento si apre con una vetrina all’interno della quale sono esposte alcune delle principali attestazioni che documentano la presenza umana nel territorio fra il Paleolitico Medio e il Bronzo Finale. Si tratta di materiali rinvenuti a seguito di ricerche svolte a partire dagli anni ’70 del secolo scorso in località “Solfatare”, “il Pizzo” e “Torre dell’Isola”.
Il percorso prosegue passando a trattare la parte storica legata allo sviluppo urbano della città di Nepi. illustrata dai materiali provenienti dalle necropoli di età preromana che circondano l’abitato. E’ questa la parte più importante della collezione civica.
Le scoperte effettuate negli ultimi decenni hanno messo in luce come questo piccolo centro, situato al confine sud-occidentale del territorio falisco, abbia svolto un ruolo di mediazione fra l’Etruria interna e l’Agro Falisco.
L’analisi dei corredi funerari permette di individuare l’esistenza di una società ben organizzata già all’inizio del VII secolo a.C., all’interno della quale emerge la presenza di un ceto aristocratico avente un consistente potenziale economico.
La differenziazione sociale tende ad accentuarsi in particolare a partire dal VI secolo a.C., come attestano i recenti ritrovamenti effettuati nelle necropoli di “San Paolo” e “Sante Grotte”, comprendenti beni di prestigio di notevole valore. Un numero consistente di reperti in esposizione proviene dalla “necropoli del Cerro” che ha restituito materiali in larga parte databili fra il VII e l’inizio del VI secolo a.C..
I corredi esposti sono caratterizzati dalla presenza di un ricco materiale ceramico connesso con la pratica del simposio.
Gli impasti, numericamente prevalen¬ti, sono frequentemente decorati con incisioni, poi riempite con sostanze colorate, secondo una tecnica ben documentata nell’area falisco-cape-nate. Le forme vascolari recano i mo¬tivi tipici del periodo orientalizzante, comprendenti teorie di volatili, ele-menti floreali e vegetali.
l materiali trovano confronti nelle pro-duzioni ceramiche provenienti dal ter-ritorio falisco, Narce in particolare, e diffuse nei territori limitrofi.
La parte espositiva dedicata al periodo preromano si conclude con il materiale proveniente dalla “necropoli di Sante Grotte”. Questa area cimiteriale è stata quasi completamente devastata essendo situata a pochissima distanza dal centro abitato dí Nepi.
Alcune campagne di scavo, svolte fra il 2003 ed il 2004, hanno permesso l’eccezionale ritrovamento di alcune tombe a camera ancora intatte e di sepolture entro fossa riservate a bambini. All’interno delle tombe a camera sono stati rinvenuti ricchi corredi, databili fra il VII ed il III secolo a.C., caratterizzati dalla presenza di ceramiche d’importazione, oggetti in bronzo ed ornamenti personali in oro ed argento. Fra le sepolture più sontuose in esposizione, vi è la tomba n. 3 che ha restituito, oltre ad un ricco corredo ceramico, alcuni oggetti singolari come l’aspergillum bronzeo, la fibula bronzea anulare e lo scarabeo egizio.
Terminata l’esposizione dei materiali provenienti dalle necropoli di età preromana, il percorso museale passa ad illustrare il periodo relativo alla romanizzazione del territorio. [arrivo dei Romani a Nepi è di poco successivo alla caduta di Veio nel 396 a.C.. Nepi era un centro strategico collocato lungo le direttrici che conducevano all’interno del territorio etrusco.
A differenza di quanto avvenne per altri centri abitati dell’Agro Falisco, l’entrata della città nell’orbita romana non pregiudicò la sua esistenza, ma le conferì una notevole ricchezza, grazie anche al passaggio della Via Amerina. A nord di Nepi, il percorso della strada è stato oggetto di accurate indagini da parte del Gruppo Archeologico Romano con la supervisione della Soprintendenza Archeologica.
Le ricerche si sono concentrate nel tratto viario caratterizzato dalla presenza della “necropoli di Tre Ponti”, necropoli meridionale della città di Falerii Novi.
Gli scavi hanno permesso di individuare delle sepolture ancora non violate e di recuperare reperti di particolare interesse. All’interno dell’esposizione museale un plastico in scala 1:1 ricostruisce una delle importanti scoperte effettuate: un colombario costituito da sepolture ad incinerazione collocate entro nicchie scavate sulle pareti e sul piano del banco tufaceo. [analisi dei materiali recuperati ha permesso di datare queste sepolture entro la prima metà del I secolo d.C.. La topografia e le vicende della Nepi romana rimangono in parte oscure, ma in base ai dati raccolti è desumibile che un lungo periodo di prosperità abbia caratterizzato l’antica città. La testimonianza più consistente che rimane per l’epoca romana è costituita dalle numerose epigrafi, alcune delle quali facenti parte della collezione del Museo Civico.
L’esposizione museale presenta, infatti. due are votive: una con dedica a Diana e l’altra con dedica a Cerere. Vicino ai due altari, alcuni elementi marmorei vari costituiscono il lapidarium del Museo Civico.
La vicinanza a Roma favori una rapida diffusione del cristianesimo ed alla seconda metà del III secolo, sotto l’imperatore Claudio il gotico, è collocato il martirio dei Santi Tolomeo e Romano, patroni di Nepi, seppelliti dalla matrona Savinilla all’interno dell’omonima catacomba.
Una vetrina espone una selezione dei materiali recuperati all’interno dell’area cimiteriale. Si tratta in di lucerne monolicni riferibili al periodo che va dal IV al VII secolo. Accanto al materiale paleocristiano. altre lucerne a forma aperta, caratterizzate da una invetriatura di color verde e databili fra l’VIII e l’XI secolo, testimoniano la continuità di frequentazione della catacomba.
Il culto dei santi Tolomeo e Romano ebbe particolare impulso durante il XVI secolo quando nel 1540, a seguito della demolizione della chiesa medievale di San Tolomeo, secondo la tradizione locale furono riscoperte le gallerie della catacomba e ritrovati i corpi intatti dei Martiri. All’epoca Nepi visse un periodo florido, caratterizzato da un importante sviluppo urbanistico.
Già nel ‘400 era iniziata una fase di prosperità per la città, attestata da lavori compiuti all’interno delle chiese e del castello, il cosiddetto “Forte dei Borgia”. A Rodrigo Borgia, proprietario del complesso architettonico dal 1479 al 1492, è, infatti, attribuito l’ampliamento della rocca medievale con la realizzazione del muro di cinta quadrangolare difeso da quattro bastioni circolari.
Durante l’800 alcuni fregi marmorei furono prelevati dal castello e collocati sotto il portico del Palazzo Comunale. Questi reperti, confluiti all’interno della collezione civica, insieme ad altri rinvenuti nel corso degli ultimi lavori di restauro del “Forte dei Borgia”, effettuati fra il 2005 ed il 2007, costituiscono la sezione finale dell’esposizione museale.
Fra i materiali, uno stemma, recante le insegne della famiglia Borgia unite a quelle degli Aragona di Napoli, costituisce una rara testimonianza del periodo in cui Lucrezia Borgia, dopo aver contratto matrimonio con Alfonso d’Aragona duca di Bisceglie, fu investita dal padre, Alessandro VI, del Ducato di Nepi (1499-1501). Di estremo interesse è anche un largo fregio marmoreo di Bernardo Accolti detto “l’Unico”, personaggio eccentrico che fu proprietario del castello e governatore di Nepi fra il 1521 e il 1535.
Allo stesso periodo deve essere collocato anche un altro stemma lapideo circolare, coperto successivamente con un intonaco recante le insegne di Pier Luigi Farnese. L’ultima vetrina dell’allestimento espone alcune ceramiche, databili fra il XIV ed il XVI secolo, provenienti anche esse dal “Forte dei Borgia”.
A cura di Stefano Francocci