Sant’Oreste: Itinerario nella Storia e nell’Arte

Età antica

L’odierno territorio di Sant’Oreste, prima della conquista romana, si trovava ai confini tra l’area falisca e quella capenate. Sul Monte Soratte doveva essere adorato, da parte di queste popolazioni, il dio Soranus, in seguito identificato con Apollo, o con Dis Pater.

Plinio riferisce che il culto del dio del Monte Soratte era celebrato dalle famiglie degli Hirpi Sorani (o “lupi di Soranus”), che in onore del dio camminavano sopra i carboni ardenti; per questo motivo queste genti erano state esentate per mezzo di un decreto del Senato dal servizio militare e da altri obblighi. Virgilio nell’Eneide riferisce un’invocazione di Arunte al dio Apollo “custode del santo Soratte” e parla nuovamente della pratica cultuale del camminare sui carboni ardenti.

Falisci e Capenati, alleati di Veio, vennero sconfitti dai Romani con la caduta della città etrusca nel 396 a.C. Il territorio capenate fu assegnato nel 387 a.C. alla tribù Stellatina. Nel 241 a.C. la capitale falisca Falerii Veteres venne anch’essa distrutta, a seguito della rivolta dei Falisci durante la prima guerra punica. Nel territorio si insediarono in seguito numerose ville: i resti di una di queste, con impianto termale, affreschi e pavimenti mosaico, furono rinvenuti nella località “Giardino” a Sant’Oreste.

Età medioevale

Secondo una leggenda riportata nel V secolo negli Actus Silvestri, sul monte Soratte si sarebbe rifugiato papa Silvestro I per sfuggire alle persecuzioni di Costantino I. In ricordo di tale evento leggendario sulla cima del monte venne fondato, probabilmente nel VI secolo, il monastero dedicato al santo papa. Nella prima metà del VI secolo vi sarebbe stato monaco san Nonnoso di cui vengono narrati tre miracoli da san Gregorio Magno ((715-731). Sul monte dovevano essere presenti anche altri romitori e cenobi.

Il monastero, caduto forse in abbandono, venne ripristinato e arricchito nel 746 da Carlomanno, il quale vi si sarebbe ritirato dopo la sua abdicazione dalla carica di “maestro di palazzo” a favore del fratello Pipino il Breve, ottenendolo in dono da papa Zaccaria. Essendosi poi trasferito l’anno seguente all’abbazia di Montecassino, il monastero venne restituito al papa. Carlomanno avrebbe inoltre fondato il monastero di Santo Stefano a Mariano, ai piedi del monte Soratte, e il monastero di Sant’Andrea in flumine presso Ponzano.

Tra i possessi donati al monastero di San Silvestro da Carlomanno, il Chronicon del monaco Benedetto menziona una curtem Sancti Heristi, che prende il nome da sant’Edisto, o Aristo, santo martirizzato sotto Nerone sulla via Laurentina. Il nome del santo si è poi progressivamente mutato in Sant’Oreste, attuale nome del paese.

Il centro abitato dovette essere fortificato tra il X e l’XI secolo e il monte Soratte cum oppidis suis, con i suoi centri fortificati, viene citato nella concessione del 964 all’imperatore Ottone I da parte di papa Leone VIII.

Nel 1074, sotto papa Gregorio VII, i centri fortificati di Sant’Edistio, di San Silvestro e di Sant’Andrea in flumine passarono alle dipendenze dell’abbazia di San Paolo fuori le mura. Nel 1286 papa Onorio IV ne fece una commenda e li affidò in possesso al vescovo di Ancona, Pietro Capocci. Nel 1290 Sant’Edistio è nominato come castrum, ovvero castello con mura, e doveva far parte di un complesso di fortificazioni che comprendeva i castelli di Versano e di Ramiano. Alla metà del XIV secolo era in possesso dei Savelli. Nel 1443 i castelli di Sant’Oreste e Ponzano con i monasteri di San Silvestro e di Sant’Andrea in flumine vennero attribuiti in feudo all’abate di San Paolo fuori le mura da papa Eugenio IV.

Età moderna

Nel 1523 la tradizione locale riferisce di un contrasto per questioni di confine tra Sant’Oreste e Civita Castellana: i castellanesi avrebbero posto sotto assedio il borgo fortificato, senza tuttavia riuscire a prevalere. Nel 1528 morì nel monastero di San Silvestro il beato Paolo Giustiniani, camaldolese e fondatore della congregazione degli eremiti camaldolesi di Monte Corona.

Nel 1546 papa Paolo III riunì i feudi di Sant’Oreste e di Ponzano, con i monasteri di San Silvestro e di Sant’Andrea in flumine, all’abbazia delle Tre Fontane, costituendo un’unica commenda, concessa al proprio omonimo nipote, il cardinale Alessandro Farnese, come abate delle Tre Fontane.

In seguito a questa riorganizzazione del territorio l’abitato ebbe un notevole sviluppo urbanistico: nel centro storico vennero edificati o restaurati chiese e palazzi, tra cui il Palazzo abbaziale, centro amministrativo e di rappresentanza, e furono ristrutturate le mura (1554).

Nel 1576 Alessandro Farnese fece redigere uno Statuto della comunità, probabile revisione e aggiornamento di una trascrizione quattrocentesca degli usi antichi. Il cardinale commendatario, abate delle Tre Fontane, esercitava i diritti feudali e nominava un podestà per l’amministrazione della giustizia, un “vicecomite”, tre “priori”, un “camerlengo” e un “cancelliere”; il “consiglio generale” e un “consiglio ordinario” di 40 membri rappresentavano la comunità.

Nel 1661 alcune reliquie di san Nonnoso furono donate dal vescovo di Frisinga (Freising, in Baviera), dove il suo corpo era stato traslato nell’XI secolo. Il santo fu dichiarato nel 1676 compatrono del paese.

Nel 1798 i cittadini di Sant’Oreste aderirono alla Repubblica romana. L’abolizione dei diritti feudali decretato con l’occupazione napoleonica del 1809-1814 fu confermata dal ripristinato governo pontificio e dal 1817 il comune di Sant’Oreste fu soggetto amministrativamente al “governo” di Nazzano (sostituito nel 1828 come capoluogo di “governo” da Castelnuovo di Porto), che apparteneva al distretto di Roma, a sua volta appartenente alla comarca di Roma. Nel 1827 divenne sede di podesteria.

Dopo l’annessione dello Stato pontificio al Regno d’Italia nel 1870, il comune di Sant’Oreste risultò avere 1747 abitanti nel censimento del 1871. Furono condotti importanti lavori pubblici, tra cui la costruzione di un nuovo cimitero presso l’antica chiesa di Sant’Edisto (1874) e di una cisterna per l’acqua (“Cisternone”, 1880), e venne istituito l’asilo comunale (1891).

Nel 1913 alla morte dell’ultimo abate, l’antica commenda feudale venne avocata dal papa, che nominò un amministratore apostolico e nel 1927, alla morte di questi definitivamente abolita.

Nel 1927 il comune di Sant’Oreste entrò a far parte della neoistituita provincia di Viterbo, ma nel 1941 passò a quella di Roma.

Durante la seconda guerra mondiale la rete di gallerie scavate nel monte Soratte, ampliate come deposito dal governo italiano tra il 1937 e il 1938 venne utilizzata nel 1943-1944 come quartier generale delle forze di occupazione tedesche e come residenza del capo di stato maggiore, il maresciallo Albert Kesselring.

Cosa Vedere

Sant’Oreste è situato a circa 45 km da Roma ad una altezza di 420 metri slm. Tra i monumenti e chiese da visitare ci sono: La Chiesa di San Lorenzo Martire (XVI sec.), il Palazzo Caccia Canali (XVI sec.) che sarà futura sede del museo della Riserva del Soratte, le Chiese di San Biagio (XV sec.), San Nicola e Santa Croce. Fuori dal centro abitato sorgono le Chiese di Santa Maria Hospitalis (XVI sec.) e la Chiesa di Sant’Edisto che conserva il campanile romanico. Nella sede comunale è conservata una antica croce di bosso del XV° sec. intagliata a mano e raffigurante le scene del nuovo e vecchio testamento.

Sant'Oreste - veduta aerea
Sant’Oreste – veduta aerea

IL MONTE SORATTE

Il Monte Soratte, è alto 691 metri. Nella cima più elevata sorge l’antica abbazia di San Silvestro con antichi affreschi e rilievi marmorei. Gli altri eremi e chiese presenti all’interno della Riserva Naturale del Monte Soratte sono: il Santuario di Santa Maria delle Grazie (656 m slm), Sant’Antonio, Santa Lucia (638 m slm), San Sebastiano e Santa Romana. Sul Soratte è presente anche una antica roccaforte romana detta “casaccia dei ladri” (598 m).

Monte Soratte
Monte Soratte

LE GROTTE DEL SORATTE

Grazie alla sua conformazione carsica sul Monte Soratte ci sono molte grotte. Tra le più grandi e note la Grotta di Santa Lucia, i “meri” e la grotta azzurra (Erebus)

IL PERCORSO DELLE CARBONARE E DELLE CALCARE

E’ il percorso didattico predisposto dall’Associazione Avventura Soratte lungo il quale sono stati allestiti pannelli esplicativi sulle attività di produzione del carbone (carbonare) e della calce (calcare).
Lungo il percorso è possibile vedere un esempio di ricostruzione di carbonara all’interno del bosco. “La carbonara” è una catasta di legno, ordinata attorno ad un camino centrale e posta su un terreno pianeggiante; il suo diametro è di circa 3 metri, l’altezza si aggira intorno ai 2 metri. Il mucchio di legna viene poi ricoperto di terra e foglie secche e in esso si praticano dei fori per regolare l’accesso d’aria. La carbonara si accende introducendo al suo interno dei tizzoni ardenti, va poi controllata per sette giorni, infine si chiudono tutti i fori, si fa raffreddare e si procede al processo di “scarbonatura”. Il carbone da legna così ottenuto è da considerarsi superiore a molti altri tipi di carbone, soprattutto per l’assenza di residui tossici. E’ possibile, inoltre, incontrare alcune vecchie “calcare” che ci ricordano come un tempo veniva prodotta la calce con un metodo antichissimo in uso fino a 50-60 anni fa. Venivano scavati pozzi profondi fino a 4 metri, all’interno dei quali veniva costruita una “calcara”, cioè una fornace con una copertura a cupola. L’interno era completamente vuoto e alla base si originava una piccola apertura per alimentare il fuoco.

LE ATTIVITÀ CHE SI SVOLGONO SUL SORATTE

Sul Monte Soratte si possono svolgere diverse attività sportive tra le quali il volo libero (parapendio e deltaplano), l’arrampicata libera (free climbing), il trail (corsa podistica), la mountain bike e la speleologia.

LA RISERVA NATURALE DEL MONTE SORATTE

Durante la visita alla Riserva del Monte Soratte si potrà ammirare la vegetazione tipica mediterranea (carpino nero, acero, leccio, cerro, terebinto), molte piante officinali e varie fioriture spontanee (euforbia cespugliosa, zafferanastro giallo, iperico, vedovella selvatica). La fauna presente sul Soratte è rappresentata tra i volatili dalla ghiandaia, tortora, cuculo, fringuello, cinciallegra, falchi, e tra i mammiferi dalla faina, tasso, donnola, istrice, riccio e volpe.

LE GALLERIE DEL SORATTE

Il Soratte suscita notevole interesse per gli storici delle vicende della II° guerra mondiale. Proprio sul Soratte, all’interno delle gallerie che lo attraversano per alcuni chilometri, si insediò il comando del generale Kesserling. Le cavità naturali del Soratte ed un lungo lavoro di escavazione hanno contribuito a fortificare il sito per cui dopo la guerra veniva sfruttato come polveriera. Ad oggi la zona è stata assegnata al Comune di Sant’Oreste e viene gestita dall’Associazione Bunker Soratte che ne ha fatto un vero e proprio Museo della Memoria.

PALAZZO CACCIA-CANALI

Fu costruito nel 1589 dai Cavalieri Caccia con le maestranze che stavano costruendo a Caprarola la Vignolesca Villa Farnese. All’interno ci sono ampi saloni, alcuni dei quali affrescati. Del Vignola, legato al paese per il progetto della chiesa di S. Lorenzo e per un’opera di consulenza, si conserva in archivio comunale una lettera autografa dove l’artista parla espressamente della sua opera, prestata alla Comunità di “Santo Resto”. Sempre nello stesso palazzo si conserva un vero tesoro: la famosa croce in legno di bosso, scolpita a mano con scene del nuovo e vecchio testamento, risalente al 1546, e secondo gli ultimi studi, proveniente dall’Oriente. Nel 2020, il Palazzo Caccia Canali, entra a far parte della prestigiosa “Rete delle Dimore storiche del Lazio”. Nel piano superiore del palazzo si trova il museo Naturalistico.

Sant'Oreste - Palazzo Caccia Canali
Sant’Oreste – Palazzo Caccia Canali

IL MUSEO NATURALISTICO DEL MONTE SORATTE

L’itinerario di visita che si sviluppa nelle sale superiori si articola attorno a quattro temi principali (geologia, flora, fauna, antropologia), che realizzano altrettante sezioni e che, con l’ausilio di pannelli esplicativi e collezioni, consentono una lettura articolata dei fenomeni, illustrati sia dal punto di vista scientifico, sia dal punto di vista didattico. Il Museo Naturalistico del Monte Soratte fa parte dell’Organizzazione Museale Regionale (O.M.R.), del Sistema Museale Tematico Naturalistico RE.SI.NA. (Rete Sistemica Naturalistica) e del Sistema Museale Territoriale della Media Valle del Tevere (VA.TE.). In tal senso, la struttura, di proprietà del Comune di Sant’Oreste ed affidata in gestione all’associazione culturale “Avventura Soratte”, realtà locale che da tantissimi anni si spende per la valorizzazione del territorio, può quindi considerarsi una tappa fondamentale per conoscere ed interpretare al meglio la Riserva Naturale del Monte Soratte e le zone circostanti, soprattutto per gli studenti, grazie all’ideazione di percorsi tematici di conoscenza per le scuole.