Storia e Civiltà del Bagno

Pochi dubbi sul fatto che l’uomo primitivo vivesse in prossimità di corsi d’acqua, a quel tempo problemi di potabilità non ve ne erano e dunque bastava un ruscello per garantire acqua da bere. Che poi utilizzasse la stessa acqua anche per lavarsi non possiamo saperlo. Di certo il primitivo era abbastanza intelligente da capire che l’acqua corrente poteva spazzar via i suoi escrementi. La decisione sul dove stabilizzarsi non fu quindi difficile… “il posto per bere e lavarsi doveva stare a monte della “comodità”. Nacque così il primo impianto igienico” (da “La civiltà in bagno” di Lawrence Wrigth, Odoya 2017).

Il bagno in epoca greca

I Greci consideravano il bagno un ulteriore “esercizio fisico”, da svolgere dopo gli esercizi ginnici, immergendosi solo in acqua fredda, non serviva molto più che il famoso corso d’acqua di cui sopra.

Furono invece i minoici ad introdurre il culto del bagno (probabilmente caldo) come lo intendiamo oggi, serviva dunque qualcosa di nuovo e mai visto, ecco il primo esemplare di vasca da bagno. Siamo a Creta, nel 1.700 a.C., palazzo di Cnosso. Nella stanza da bagno della regina è stata ritrovata una vasca in terracotta che, sebbene fosse riempita a mano, si svuotava tramite un foro presente nel pavimento.

Ma la stanza da bagno della regina di Cnosso presenta anche un’altra novità, forse il primo WC della storia! Separata dal luogo in cui si faceva il bagno (dunque dalla vasca) è stata rinvenuta una sorta di tazza con sedile, serbatoio d’acqua e cavedio per ventilare e illuminare l’ambiente.

Vasca da bagno della regina, palazzo di Cnosso a Creta, Grecia. Civiltà minoica, XVI secolo aC.Photo CreditDeAgostini Picture LibraryScala, Firenze.
Vasca da bagno della regina, palazzo di Cnosso, Creta, Grecia. Civiltà minoica, XVI secolo a.C. Photo Credit: DeAgostini Picture LibraryScala, Firenze.

Il bagno in epoca romana

Il culto del bagno, tipicamente greco, fu fatto proprio dai Romani che vi aggiunsero quello della pulizia. Già nel VI secolo a.C. i Romani pensarono infatti a dotare la città di un efficiente sistema di fognature. Risale al Re Tarquinio Prisco l’inizio dei lavori della Cloaca Massima, una delle più antiche condotte fognarie che si conoscano al mondo. “Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente “la fogna più grande”. Nella costruzione di questa imponente opera di ingegneria idraulica i Romani usufruirono dell’esperienza sviluppata dall’ingegneria etrusca, con l’utilizzo dell’arco a volta che la rendeva più stabile e duratura nel tempo. Fu una delle prime grandi opere di urbanizzazione. Aveva origine nella Suburra e, attraverso l’Argileto, il Foro, il Velabro, il Foro Boario, si scaricava nel Tevere nei pressi di Ponte Emilio. Si tratta più antica fogna ancora pienamente funzionante al mondo, essendo in funzione da oltre 2500 anni” (Fonte Wikipedia).

Cloaca Massima
Cloaca Massima

Come detto i Romani appresero dai Greci il culto e l’utilizzo del bagno, ma lo trasformarono in pratica rilassante e stile di vita. Le terme romane sono l’esempio più lampante di come questo popolo considerasse il bagno parte essenziale della propria cultura, fondamento della società stessa.

“Le terme romane erano edifici pubblici dotati di impianti che oggi si chiamerebbero igienico-sanitari. Sono i precursori degli impianti odierni e rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l’antica Roma, a partire dal II secolo a.C. Alle terme poteva avere accesso quasi chiunque, anche i più poveri, in quanto in molti stabilimenti l’entrata era gratuita o quasi. Le numerose terme erano un luogo di socializzazione, di rilassamento e di sviluppo di attività vive per uomini e donne, in spazi e orari separati” (Fonte Wikipedia).

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Terme di Caracalla

Per capire l’importanza dell’acqua, del bagno e dell’igiene in epoca romana basta citare un po’ di dati:

  • Nell’anno 52 d.C. la lunghezza degli 8 acquedotti principali era di 330 km, dei quali solo 45 km correvano sopra il livello del suolo.
  • Nel IV secolo d.C. Roma aveva 11 bagni pubblici (terme), 144 gabinetti pubblici, 1352 tra fontane e cisterne pubbliche, 856 bagni privati.
  • Al massimo del suo sviluppo urbano la città di Roma poteva contare ben 11 acquedotti, per un miliardo di litri d’acqua corrente al giorno, necessaria a garantire a più di un milione di persone di bere, lavarsi e compiere i propri bisogni fisiologici.

Ma i Romani, si sa, furono conquistatori, capaci di esportare nei territori assoggetati la loro cultura, le loro tradizioni ed i loro costumi. Fu cosi che, ad esempio, a Bath, in Inghilterra, costruirono delle terme capaci di rivaleggiare per bellezza e maestosità con quelle di Roma. Le terme romane di Bath furono costruite ai tempi dell’imperatore Vespasiano, nel 75 d.C., nella città allora chiamata Aquae Sulis. Pare infatti che in questa zona, fin dal 10000 a.C., dal sottosuolo fuoriuscisse acqua, ancor oggi visibile. Erano conosciute in tutto l’Impero romano e frequentate da gente di ogni classe sociale. Il complesso comprendeva anche un tempio dedicato a Sulis, antica dea celtica dell’acqua, e alla dea romana Minerva.

E poi…

E poi invece di progredire siamo tornati all’uomo primitivo. Perchè? Come è stato possibile un tale regresso?

La fine dalla “Civiltà del Bagno”

Nel 410 i Romani lasciarono la Britannia per difendere meglio Roma dalle tribù dei Germani, operazione che, come sappiamo, non riuscì affatto tanto che nel 476 d.C. Odoacre depose Romolo Augusto, ultimo imperatore romano d’Occidente.

Tanto all’estero quanto in patria la fine dell’impero romano segnò la fine della Civiltà del Bagno. Alcuni storici arrivano a scrivere che “per un migliaio di anni l’Europa non si lavò”.

Il ruolo della chiesa e del Cristianesimo, contrari al peccato… dunque ai bagni

Come spiegare un millennio di sudiciume e sporcizia imperante? Una delle spiegazioni più accettate dagli storici collega queste poco edificanti “nuove abitudini” all’ascesa del cristianesimo, tanto da arrivare ad affermare che la “chiesa anticamente condannava il bagno”.

“A coloro che stanno bene di salute, specialmente ai giovani, il bagno si dovrà concedere assai di rado”, così San Benedetto. ” Il bagno era “un lusso che faceva perdere tempo” secondo San Gregorio Magno. ” San Bonifacio proibì i bagni promiscui, definendo i bagni pubblici “seminaria venenata”, ovvero focolai del vizio.

Insomma non ci vuole molto a capire che la chiesa non era contraria a priori all’uso dell’acqua a fini igienici, al bagno in sè, alla pulizia personale, quanto al peccato che nei bagni si insidiava. D’altronde gli affreschi ed i mosaici delle terme romane non lasciavano spazio ad interpretazioni su come ci si divertisse ed intrattenesse nei bagni romani…

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Pompei, affresco nelle Terme Suburbane Apodyterium.

All’incirca nel XIV secolo iniziano a ricomparire alcuni bagni pubblici in Europa (soprattutto a Londra), con i crociati che di ritorno dalla Terra Santa raccontano di favolosi “bagni turchi”.

L’eccitazione da pulizia dura poco, perchè sia il proliferare di bordelli e con essi gli episodi “immorali”, che la diffusione di malattie (colera e peste su tutte) vengono subito collegate al diffondersi dei bagni (visti ancora come luoghi di perdizione e peccato). Tanto basta per decretarne in poco tempo la chiusura.

1596 – L’invenzione del WC (water closet)

Per vedere comparire il primo wc (water closet) con scarico a valvola bisogna aspettare il 1596 e l’inglese John Harington, un’invenzione che impiegò ben due secoli prima di essere adottata nelle case.

sir-john-harington- toilet
Sir John Harington

Parliamo ovviamente delle case di nobili e ricchi, tanto che se proprio vogliamo spingerci a cercare il primo bagno privato in una casa italiana dobbiamo visitare la Reggia di Caserta e la stanza da bagno della Regina Maria Carolina. Un vero e proprio bagno come lo intendiamo oggi, con una vasca con acqua corrente calda e fredda, bidet e gabinetto. Il gabinetto era realizzato con una seduta con foro e scarico sifonato, nascosti da un coperchio in ottone.

Bagno Maria Carolina di Borbone con bidet
Il Bagno di Maria Carolina di Borbone con bidet

1710 – L’invenzione del bidet

L’invenzione del Bidet (il cui nome francese significa anche Pony e trae proprio origine dalla posizione “a cavallo” con cui si utilizza) risale al 1710 ad opera di Christophe Des Rosiers, ma non ebbe un rapido successo in Francia. Ne furono installati circa un centinaio alla Reggia di Versailles, ma furono rimossi 10 anni più tardi perché inutilizzati.

L’oggetto si diffuse invece (sempre in Francia) nell’ambiente della prostituzione (evidentemente una qualche utilità igienica l’attrezzo l’aveva) motivo per cui, forse, rappresentò una sorta di “freno morale” ad un suo utilizzo più ampio tra la cittadinanza.

In ogni caso Maria Carolina di Borbone lo volle assolutamente nel suo bagno. Inutile dire che in Italia fu l’inizio di un successo inarrestabile per questo strumento di igiene personale.

WC a valvola (Bramah), a stramazzo (interamente in ceramica) e a caduta verticale

Il primo brevetto per un WC fu chiesto in Inghilterra nel 1775 (ad opera di un certo Cummings), ma fu il brevetto di Bramah del 1778 ad avere un enorme successo. Si trattava di un WC con scarico a valvola.

Wc a valvola
Wc a valvola (Fonte: La civiltà in bagno)

Poco meno di un secolo (1870) ed ecco il primo WC dell’era moderna, il WC a stramazzo in ceramica di Twyford. Si trattava di una tazza poco profonda, contenente 2 o 3 cm di acqua, con sifone. Lo scarico ovviamente era “a mano” (versando dell’acqua con altro contenitore). Le vendite schizzarono alle stelle, raggiungendo la cifra monstre per il periodo di 10.000 pezzi anno.

Wc a stramazzo
Wc a stramazzo (Fonte: La civiltà in bagno)

Pochi anni, siamo nel 1889, compare il primo WC in ceramica caduta verticale ad opera di D.T. Bostel. Si tratta del WC che conosciamo, unico pezzo in ceramica, semplice ed efficace il meccanismo di scarico che, grazie alla caduta dall’alto dell’acqua riesce a svuotare senza problemi la tazza.

WC a caduta verticale
WC a caduta verticale (Fonte: La civiltà in bagno)

1900 – I primi lavabi in ceramica

Dopo i WC la ceramica viene testata anche per la realizzazione dei lavabi. “I lavandini in un solo pezzo di terraglia bianca o di terra refrattaria smaltata, completi di mensola piatta e di portasapone incorporati, che fino a quel momento si era creduto impossibile produrre, sostituirono i modelli compositi (ghisa su tutti) e vennero lasciati scoperti per facilitarne la pulizia” (da “La civiltà in bagno” di Lawrence Wrigth, Odoya 2017).

Nel 1906 fa il suo debutto il sistema di produzione della ceramica a colaggio (che sostituisce gli stampi di creta a mano). Dieci anni dopo tutti gli elementi del bagno (WC, bidet, lavabo) si producono in serie con il sistema a colaggio. La domanda è talmente elevata che in USA si passa dai 2,4 Mln di pezzi venduti nel 1921 ai 4,8 Mln del 1923.

Risorge la “Civiltà del Bagno”

Con il XX secolo risorge la “Civiltà del Bagno”. Ci sono voluti 1400 anni dalla fine dell’impero romano per riaffermare l’esigenza, l’utilità e la volontà di creare un bagno in ogni casa.

Il bagno è finalmente considerato un elemento essenziale ed insostituibile della casa. Paradossalmente si inizia a considerarlo talmente essenziale, intimo e personale che si preferisce averne in casa più di uno, seppur di piccole dimensioni, ma ad uso esclusivo (il famoso “bagno in camera”), rispetto ad una stanza da bagno più grande ma ad uso promiscuo.

Questo se da un punto di vista meramente economico fa decollare ulteriormente la domanda di pezzi (e relativi fatturati delle aziende produttive) dall’altro relega il bagno a mero “accessorio” della casa. Uno spazio stretto e lungo, spesso angusto, votato solo ad espletare funzioni corporali ed igiene personale.

bagno-anni 50
Bagno anni 50

La tendenza era principalmente quella di rispondere alla domanda. Poco importava il “modello”, ancor meno il colore. Se non per pochi “eccentrici” che osavano colori pastello, per tutti gli altri i pezzi erano esclusivamente bianchi. Questa tendenza ha segnato il mercato del boom economico degli anni ’50/’60 (con qualche strascico positivo ancora nei primi anni ’70).

La nascita dell’arredo bagno

E’ con gli anni ’80 del scorso secolo che alcune aziende più avvedute hanno iniziato a parlare di “arredo bagno”. In quegli anni per la prima volta l’idea di design viene applicata alla produzione di sanitari da bagno. E’ l’inizio di una nuova epoca, con la stanza da bagno che diviene “sala da bagno”. Un salto concettuale prima ancora che “fisico”.

L’antica idea “romana” di un bagno come luogo di piacere, relax, socialità in cui trascorrere più tempo per il proprio benessere personale sta tornando di moda, rivoluzionando ulteriormente questo settore e dando alle aziende che vi operano nuove ed inaspettate opportunità di sviluppo e crescita.

Oggi i più importanti architetti del mondo lavorano fianco a fianco con designer industriali ed interior designer nella progettazione di un ambiente che sempre più spazio acquisisce al centro delle case moderne.

Uno spazio dedicato al relax ed al benessere della persona, con variazioni cromatiche e materiche che consentono di realizzare delle vere e proprie mini spa domestiche.

Serie Solid di Scarabeo Ceramiche
Serie Solid di Scarabeo Ceramiche

Il bagno è salute: World Toilet Day

L’acqua corrente ed il bagno, con i suoi servizi igienici, che tutti noi consideriamo un diritto acquisito sono ancora un miraggio per quasi la metà della popolazione mondiale più povera ed emarginata.

Vent’anni fa, il 19 novembre 2001, nasceva il World Toilet Day, una giornata mondiale che le Nazioni Unite hanno voluto dedicare al bagno, perchè un bagno pulito e sicuro garantisce salute e dignità.

Oggi circa 3,6 miliardi di persone non dispongono di servizi igienici e l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile ONU n.6, che mira a “garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030”, sarà difficilmente raggiungibile.

Un solo dollaro investito in servizi igienico-sanitari ne frutterebbe circa 5 per le spese mediche risparmiate dalle famiglie, con il conseguente aumento della produttività dei lavoratori.

C’è ancora tanto da fare per migliorare le condizioni di vita delle persone, il bagno è al centro di questo progetto di sviluppo, che si fa sempre più necessario ed improcrastinabile.